Toshikazu Kawaguchi, Finché il caffè è caldo

In Giappone c’è una caffetteria speciale. È aperta da più di cento anni e, su di essa, circolano mille leggende. Si narra che dopo esserci entrati non si sia più gli stessi. Si narra che bevendo il caffè sia possibile rivivere il momento della propria vita in cui si è fatta la scelta sbagliata, si è detta l’unica parola che era meglio non pronunciare, si è lasciata andare via la persona che non bisognava perdere. Si narra che con un semplice gesto tutto possa cambiare.
Ma c’è una regola da rispettare, una regola fondamentale: bisogna assolutamente finire il caffè prima che si sia raffreddato. Non tutti hanno il coraggio di entrare nella caffetteria, ma qualcuno decide di sfidare il destino e scoprire che cosa può accadere.
(Sinossi tratta dalla seconda di copertina della mia edizione.)

Ho scoperto dell’esistenza di questo libro grazie al video di Chibiistheway, qui sotto:

Ogni volta che leggo un libro di narrativa giapponese mi rendo conto che qualcosa mi sfugge. Immagino sia l’inevitabile conseguenza del fatto che conosco poco la cultura giapponese, nonostante abbia visitato il Giappone lo scorso anno e sia una discreta lettrice di manga e una spettatrice di anime e dorama.

Anche nel realismo magico di questo libro sono consapevole di non aver colto delle cose. Una caffetteria insolita, i viaggi nel tempo, un fantasma che trascorre le sue giornate a leggere a un tavolino e lancia maledizioni a chi la disturba, un paio di personaggi eccentrici... questi ingredienti rendono la lettura piuttosto singolare. È un romanzo corto — nella mia edizione 177 pagine — eppure mi ci sono volute quattro sedute spalmate su tre giorni per finirlo. Mi aspettavo una lettura più spensierata, anche se il video di Chibiistheway aveva suggerito il contrario.

Il libro è diviso in quattro capitoli, ognuno dedicato a un viaggiatore nel tempo, in particolare. I protagonisti sono consapevoli di non poter cambiare il presente, ma decidono comunque di intraprendere il viaggio nel tempo per parlare con una persona importante, per ricevere qualcosa di prezioso, per rivedere un membro della propria famiglia, per incontrare la propria figlia. Ma se il corso degli eventi non può mutare, perché farsi trasportare nel passato o nel futuro da un caffè? Una rispota ve la si dà alla fine, ma probabilmente troverete la vostra nel corso della lettura.

Sarà che si tratta di narrativa giapponese, sarà per la presenza del paranormale e del fantascientifico, ma ho trovato questo romanzo immerso in un'atmosfera sognante. Libro leggermente malinconico, ma pieno di speranza, in cui si ribadisce qualcosa su cui molti concordano: le sfide e le difficoltà che incontriamo nella vita sono, in qualche modo, affrontabili e abbiamo le forze, di solito, per superarle.

Nell'edizione italiana di Garzanti, il romanzo è tradotto dall'inglese e mi è sembrato di accusare questo doppio passaggio nel corso della lettura: alcune espressioni avevano un sapore vagamente artefatto. Sono certa che si tratti soprattutto di una sensazione personale. Se devo leggere in traduzione, quando possibile, opto per la traduzione italiana perché penso che i traduttori italiani siano davvero capaci; quando si tratta, però, di traduzioni dall'inglese di traduzioni da altra lingua, preferisco l'inglese.

See you soon cyberspace cowboy...

Bibliografia e fonti:
Toshikazu Kawaguchi, Finché il caffè è caldo, Milano, Garzanti, 2020
Il video di Chibiistheway è qui: 
https://www.youtube.com/watch?v=jbm_ntUVYwQ

Commenti

  1. Era fra i libri che avrei potuto scegliere per regalarli a una cara amica, ma non mi ha convinto fino in fondo (avevo letto solo la trama). Apprezzo il realismo magico, in particolare della scrittura di Murakami e di qualche bel romanzo sudamericano, ma questa cosa del viaggio a ritroso per parlare con una persona cara... non mi è parsa una trama avvincente. Se poi la traduzione da più lingue ha perso qualcosa dell'originale...

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  2. @Luz L'ho trovato un romanzo carino, in un certo senso, tipicamente giapponese. Ho letto poco, sinora, di Murakami, ma mi sento di poter affermare che non è paragonabile al suo realismo magico.

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  3. Non sono appassionata di cultura giapponese per cui non ho letto quasi nulla di autori giapponesi.
    Questo libro però sembra molto affascinante.
    Poter tornare indietro per poter rivivere qualcosa sepolto nel passato, ma senza la possibilità di cambiare nulla.
    Chissà cosa sceglierei di rivivere o chi vorrei rivedere.
    Mi vengono in mente parecchi luoghi e persone, ma dovendo sceglierne uno solo la scelta sarebbe davvero difficile.

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  4. @Elisa
    Penso che questo libro sia una discreta introduzione alla narrativa giapponese. Più che altro dà un'idea di quel realismo magico e quel sapore paranormale che sono sviluppati in modo diverso rispetto agli esempi occidentali.

    Qui, poi, il viaggio nel tempo implica tutta una serie di regole, tra cui quella che ogni individuo può realizzarlo una sola volta, che le cose non possono essere cambiate dal punto di vista pratico, che si possono incontrare solo le persone che frequentano - in un dato momento - il café in questione...

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  5. Ultimamente ho sentito parlare in lungo e in largo di questo libro, e ammetto che il mio interesse in merito è cresciuto ogni volta di più. A primo impatto dalla trama non sembra un romanzo che rientri nel genere che sono solita leggere, ma considerati tutti i commenti ricevuti e la curiosità che è riuscito a generare direi che molto probabilmente gli darò comunque una chance!

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  6. @Silvia
    Si tratta di un romanzo molto giapponese anche nel modo non convenzionale in cui è trattata la tematica del viaggio nel tempo.
    L'idea che, a prescindere di quello che si faccia, non si riesca a modificare gli avvenimenti nel presente è sicuramente intrigante.
    Il tema del viaggio nel tempo, tuttavia, è solo una delle cose che può conquistare di questo libro. Da occidentale, più che altro, sono gli inaspettati stile e sensibilità giapponesi a sorprendere.

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