Onmyōji e Abe no Seimei - Parte I
Premessa
Mi immersi, quindi, nella storia del Giappone antico e mi scontrai nella pratica con il concetto di retaggio culturale e le mie evidenti deficienze in tal senso: ignoravo molti aspetti culturali della società giapponesi, di cui non avevo esperienza — diretta o indiretta che fosse — e questo rendeva immensamente più complesso capire cosa fossero gli onmyōji e l’onmyōdō, cosa si intendesse per demoni, shikigami… Non era la prima volta che mi imbattevo in una situazione del genere. Quando, per esempio, lessi La casa impura di Ono Fuyumi compresi che avrei tratto molto di più dalle prime 150 pagine se avessi avuto un’idea di cosa fosse l’impurità nello shintoismo. In generale, ogni volta che fruisco di qualche forma d’arte giapponese, intuisco che c’è sempre qualcosa che mi perdo, che non riesco a notare, proprio perché non sono giapponese e non ho una conoscenza approfondita della cultura giapponese.
Per quanto abbia cercato di sopperire alle mie mancanze attraverso un attento processo di documentazione, sono sicura che le mie lacune culturali avranno lasciato un’impronta. Devo aggiungere, inoltre, che le mie ricerche si sono limitate al materiale in lingua inglese, visto che non sono in grado di leggere saggistica in lingua giapponese facilmente e mi veniva una gran malavoglia solo a provarci. Questo post rifletterà, inevitabilmente, tutte queste carenze.
Periodo Nara (710-794)
In questa era si può incominciare a parlare di
uno stato centralizzato
giapponese. È il culmine di tutta una serie di riforme che
portarono, tra gli altri, alla fondazione della capitale
— Nara,
appunto — con un Dipartimento
del culto
(dedicato esclusivamente allo shintoismo, per via dei legami con la
dinastia imperiale) e un Dipartimento
di Stato.
Onmyōji |
Le riforme portarono anche alla creazione dell’Onmyōryō, un ufficio speciale che dipendeva dal ministro degli Affari centrali. L’Onmyōryō era diviso in 4 sezioni: yin e yang, calendario, astronomia e misurazione del tempo. I burocrati dell’Onmyōryō venivano chiamati onmyōji e uno dei loro compiti principali era quello di interpretare i presagi attraverso forme di divinazione. Le tecniche sviluppate dagli onmyōji nello svolgimento delle proprie funzioni risentivano di influenze delle filosofie cinesi (yin-yang e 5 elementi, per esempio) e della religione buddista, ciononostante l’Onmyōdō — la Via della divinazione — termine che emerse tra il X e l’XI secolo, assunse un carattere tipicamente giapponese, autoctono.
Periodo Heian (794-1185)
Questa era si apre con lo spostamento della
capitale da Nara a Kyoto.
È il periodo che vede anche la nascita della lingua
scritta giapponese (prima si scriveva
esclusivamente in lingua cinese) e la conseguente comparsa di una
letteratura in lingua giapponese.
I due esempi più noti sono Le note del
guanciale di Sei Shōnagon (965-?) e La
storia di Genji di Murasaki Shikibu (ca
974-ca 1014 o 1025). Dal punto di vista religioso, lo shintoismo
rimaneva fondamentale, a livello pubblico,
perché legato alla dinastia imperiale, quindi allo Stato unitario,
ma il buddismo
(in particolare le sette Tendai e Shingon) si diffuse capillarmente
tra le persone, sia in ambiente urbano che rurale. Erano anche forti
le credenze dell’esistenza di spiriti maligni e ciò venne riflesso
nella
letteratura e anche nell’attività degli onmyōji.
A partire dalla fine del periodo Nara, gli onmyōji avevano incominciato a praticare rituali per placare gli dei e altri esseri sovrannaturali. Proprio il carattere rituale delle loro attività ha indotto alcuni a pensare alle loro pratiche come a una religione magica. Molti studiosi odierni preferiscono, tuttavia, non usare il termine religione perché, in Giappone, è difficile parlare di religione prima del periodo Meiji (1868-1912). Ciò che importa è che, a partire dal periodo Heian, gli onmyōji non erano più o solo dei funzionari, bensì praticanti di riti a carattere magico, che spaziavano dall’interpretazione dei sogni, alle cerimonie di purificazione, fino alle pratiche di esorcizzazione. I loro rituali, inoltre, non erano destinati solo all’imperatore, bensì anche agli aristocratici (dietro forme di compensazione).
È su questo sfondo che si trova a operare uno dei più noti onmyōji della storia, Abe no Seimei.
Fine Parte I
Parte II
See you soon cyberspace cowboy…
Bibliografia e links:
Onmyoji:
https://www.netflix.com/it-en/title/81215624
Scrissi de
La casa impura
di Ono Fuyumi qui:
https://ludo-ii.blogspot.com/2022/01/la-casa-impura-di-ono-fuyumi-e.html
R. H. P. Mason -
J. G. Caiger, A history of Japan, Tuttle, Tokyo - Rutland -
Singapore, stampa 2004, p. 44-77, 81-98, 109
Michael Dylan
Foster - Shinonome Kijin (illustrazioni), The book of yōkai.
Mysterious creatures of Japanese folklore, Oakland, University of
California Press, 2015, p. 37
Makoto Hayashi -
Matthias Hayek, Editors’
Introduction. Onmyōdō in Japanese History,
in “Japanese Journal of Religious Studies”, 40/1, 2014, p. 1-18:
https://nirc.nanzan-u.ac.jp/journal/6/issue/186
Shin’ichirō
Masuo, Chinese Religion and the Formation of Onmyōdō, in “Japanese
Journal of Religious Studies”, 40/1, 2014, p. 19-43:
https://nirc.nanzan-u.ac.jp/journal/6/issue/186
Onmyōji e Abe no Seimei - Parte II: https://ludo-ii.blogspot.com/2024/11/onmyoji-e-abe-no-seimei-parte-ii.html
Commenti
Posta un commento