Dopo un anno e nove mesi di scuola di lingua giapponese in Giappone…

Scorcio di Ikebukuro

ho alcune considerazioni da fare. Sono tornata in Italia da qualche settimana e sono pronta a fare un aggiornamento. Rimetterò in discussione alcuni punti dei miei post precedenti (prima parte, seconda parte,) scritti dopo i primi sei mesi e dopo aver terminato le lezioni del livello intermedio 1.

Anzitutto è stato utile. Se non fossi andata in Giappone e non avessi frequentato la scuola di lingua, non sarei riuscita ad arrivare al livello di padronanza del giapponese a cui sono arrivata, nello stesso tempo.

D’altro canto, mi sopravvalutai in partenza e il mio progresso non è stato quello che avevo sperato. Immaginavo che la motivazione mi avrebbe spinta a studiare e impegnarmi molto più di quanto, in realtà, riuscii a fare. La verità è che, a partire dal livello intermedio 2, dopo tre ore di lezione in giapponese, ogni giorno, da lunedì a venerdì, e almeno altre 3 ore di studio individuale tra compiti e preparazione per i test, l’ultima cosa che volevo fare era concentrarmi sui punti deboli. La memorizzazione di vocaboli (ideogrammi), in primo luogo, la produzione orale e l’ascolto a seguire. La disciplina scarseggiava.

A seguito del mio percorso scolastico, in linea di principio, dovrei aver raggiunto una conoscenza del giapponese pari pressoché a un livello avanzato (JLPT N1/CEFR C1), equiparabile, a grandi linee, a quello che si raggiunge alla fine della scuola secondaria inferiore in Giappone. La realtà, però, è ben diversa. Sono a un livello tra basso e alto intermedio (JLPT N3/CEFR B1 - JLPT N2/CEFR B2), che io tendo a paragonare al livello di alfabetizzazione raggiunto dai bambini tra la quarta e la quinta elementare in Giappone (le elementari sono di 6 anni). In questa valutazione sommaria non ho tenuto granché conto della produzione orale e di quella scritta perché il JLPT, uno dei più importanti esami che testa la padronanza del giapponese, non le verificano. La conversazione rimane un grosso punto debole: a scuola non si praticava e, al di fuori, non mi andava granché di farlo. Il giapponese che facevo a scuola e a causa della scuola finiva per essere sempre abbastanza, non trovavo la volontà di farne altro.

Paesaggio da anime

Rimane il fatto che la scuola ti spinge, continua a spingerti, e questo mi ha aiutata a mantenermi, più o meno, focalizzata. Se non avessi avuto alle spalle un’istituzione che, ogni giorno, mi faceva sentire sotto pressione, mi sarei impegnata di meno e avrei imparato decisamente meno.

Altro grande merito della scuola è quello di usare esclusivamente la lingua giapponese in classe, così da allenare l’orecchio degli studenti alla parlata. Questo è stato incredibilmente utile, soprattutto per una come me che, dopo le lezioni e lo studio – lo ripeto un’altra volta – l’ultima cosa che voleva fare era praticare ulteriormente il giapponese.

Queste sono delle riflessioni generali sulla mia esperienza. Sono soddisfatta, anche se so che, in teoria, avrei potuto ottenere molto di più, sforzandomi maggiormente. Gli ideogrammi sono stati un po’ un muro per me: a un certo punto mi sono stancata di memorizzarli in modo sistematico, mi sono arresa e il mio cervello ha incominciato a ricordare solo quelli che incontrava più spesso. Mi capitava di studiare un centinaio di vocaboli per i test specifici settimanali e, poi, dimenticarli tutti il giorno dopo.

Prima di partire per il Giappone mi ero posta come obiettivo principale quello di riuscire a diventare un’apprendista autonoma, praticamente quello che avevo ottenuto dopo undici mesi negli Stati Uniti per l’inglese. Ci sono più o meno riuscita, ma non ho lontanamente raggiunto il livello di indipendenza nell’apprendimento che avrei voluto. In un prossimo post, forse, cercherò di fare esempi pratici.

Tsukishima

Ulteriori considerazioni

È importante chiarire i propri obiettivi quando si vuole apprendere una lingua. Io sapevo di voler imparare il giapponese a tutto tondo quanto più possibile: concentrandomi, più o meno allo stesso modo, su ascolto, conversazione, lettura e scrittura. L’istituto che frequentai è particolarmente indicato a chi intende proseguire la propria educazione accademica e para-accademica in Giappone, in una istituzione tipica giapponese. Per essere ammessi a queste istituzioni è quasi sempre necessario passare il livello 3 o 2 del JLPT. In classe, di conseguenza, ci si concentrava soprattutto sulla comprensione del giapponese e, in parte, sulle tecniche di produzione scritta. La produzione orale si esplicitava, per lo più, attraverso presentazioni e discorsi che prevedevano la preparazione a priori. Conversazione a braccio se ne faceva poca, si dava per scontato che le persone la praticassero naturalmente al di fuori delle mura scolastiche.

In base agli obiettivi di ognuno, e per chi fosse interessato, ricordo che esistono tanti tipi di scuole di lingua. Esistono anche delle vere e proprie accademie preparatorie, in cui la mattina si fa lezione di giapponese e, nel pomeriggio, si fa lezione in giapponese in diverse materie (anche matematica, per esempio) per preparare adeguatamente le persone che intendono proseguire in Giappone gli studi universitari o, in generale, fermarsi a lungo termine.

Higo-Hosokawa garden

È importante valutarsi il più obiettivamente possibile, al momento di scegliere la scuola da frequentare. Per quanto mi riguarda, non è da escludere che, in una scuola con un ritmo di apprendimento inferiore, avrei avuto più voglia di praticare attraverso l’immersione in contesti naturali il giapponese al di là degli impegni accademici e avrei raggiunto una padronanza più omogenea della lingua sia dal punto di vista della comprensione che da quello della produzione.

See you soon cyberspace cowboy...

Links:
Scuola di lingua giapponese in Giappone - Parte I: https://ludo-ii.blogspot.com/2022/12/scuola-di-lingua-giapponese-in-giappone.html
Scuola di lingua giapponese in Giappone - Parte II: https://ludo-ii.blogspot.com/2023/01/scuola-di-lingua-giapponese-in-giappone.html
N1 - N5: summary of linguistic competence required for each level: https://www.jlpt.jp/e/about/levelsummary.html
Sito ufficiale del JLPT - Japanese Language Proficiency Test in inglese: https://www.jlpt.jp/e/

Commenti

  1. Mi spiace tu non abbia raggiunto il livello che desideravi, ma un B2 mi sembra comunque un risultato importante!
    Da pochissimo ho iniziato anche io a studiare giapponese, con un corso online, e mi fa riflettere la tua considerazione dell'avere chiari i propri obiettivi, perché effettivamente non c'ho pensato, e ora che sono all'inizio ho molto entusiasmo e posso anche non preoccuparmene, ma so che quando le cose si faranno più difficili potrei cominciare a scarseggiare in motivazione.
    Grazie mille per tutte le tue condivisioni, tutti i tuoi post sul Giappone e sullo studio del giapponese li ho trovati sempre estremamente affascinanti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per il commento.

      Ma che bello che hai iniziato un corso di giapponese!

      Credo che cercare di avere chiari i propri obiettivi sia particolarmente importante se si mira a un apprendimento selettivo... che so, concentrarsi sulla comprensione orale perché l'obiettivo è vedere video in una determinata lingua e così via. Realizzare cambiamenti degli obiettivi in corso d'opera può richiedere parecchi sforzi.

      Penso, poi, che sia sempre essenziale essere onesti con se stessi e porsi dei traguradi di percorso ragionevoli, che, in ogni caso, possono essere modificati in corso d'opera. Per esempio, se inizialmente ci si è posti come obiettivo di superare il JLPT N4 in 6 mesi, ma ci si rende conto che lo sforzo richiesto è insostenibile al momento, è meglio modificare l'obiettivo, anziché andare in burn out e finire per abbandonare il percorso di apprendimento.

      Elimina
  2. Bentornata, Ludo! È sempre un piacere tornare a leggerti. Penso che comunque il livello di conoscenza della lingua possa essere soddisfacente se equiparato a una buon livello intermedio. Stiamo parlando di ideogrammi, immagino la difficoltà di studiare e memorizzare e poi mettere a frutto una lingua così complessa. Il Giappone mi affascina sempre più, a maggior ragione adesso, perché ho finito di guardare la bellissima miniserie Shogun e intendo leggerne il romanzo. Il Giappone storico, della tradizione, è un mondo che voglio conoscere meglio. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Luz!

      Anche io desidero leggere Shogun... mi incuriosisce parecchio. A sentimento, mi intrigano di più i periodi Heian e Sengoku, ma anche quello Edo mi interessa. A tal proposito mi sono vista varie produzioni televisive di Ōoku negli aggni.

      Elimina

Posta un commento