Scuola di lingua giapponese in Giappone - Parte I
Statua della libertà di Odaiba. Sullo sfondo: Rainbow Bridge sulla Baia di Tokyo |
Dopo circa sei mesi di permanenza a Tokyo, mi sono fatta parecchie prime impressioni, soprattutto per quanto riguarda la mia esperienza scolastica. In questo post intendo concentrarmi, quindi, sulla scuola, che è solo una parte — per quanto assai consistente, al momento — del processo di apprendimento della lingua giapponese.
Non è la prima volta che mi trasferisco all’estero per imparare una lingua. Da adolescente, per esempio, frequentai un anno di scuola superiore in Texas. Quello negli Stati Uniti è un esempio di immersione totale in un contesto linguistico e culturale diversi da quelli d’origine: vivevo presso una famiglia locale e la mia vita girava attorno alla high school. In Giappone sto vivendo una situazione di semi-immersione: frequento una scuola specificatamente di lingua, dove uso il giapponese, mi espongo inevitabilmente alla lingua quando esco e quando fruisco dei media giapponesi, ma continuo anche a usare estensivamente l’inglese. Approcci diversi, ma anche lingue profondamente differenti, soprattutto dal punto di vista di un occidentale, che, tanto per incominciare, non ha alcuna esperienza con gli ideogrammi.
Prima di entrare nel vivo del post, mi sento di dover fare un’ulteriore premessa. Esiste un unico modo per imparare una lingua: quello naturale. Così come si è appresa la lingua madre, si apprendono anche le altre lingue: ci sono solo input, apprendiamo dal contesto. A forza di essere esposti alla lingua, in un secondo momento, incominciamo anche noi a produrla, a buttarla fuori, gli output. Naturalmente questo non toglie che, prima o poi, si debba imparare a leggere e a scrivere, ma ciò riguarda il processo di alfabetizzazione. La lettura, inoltre, rimane parte dell’acquisizione ‘passiva’ della lingua, input. Ciò per giungere al fatto che, anche per una lingua diversa da quella madre, l’apprendimento avviene per immersione. Scuole, corsi e studio della grammatica sono mezzi supplementari, di supporto o di apprendimento ibrido, ma non possono essere gli unici: non si impara davvero una lingua studiandola, ma acquisendola in contesti naturali.
Ma veniamo all’argomento principale. Frequento una scuola a intensità medio-alta che si rivolge principalmente a persone che intendono frequentare l’università in Giappone. Secondo il curriculum istituzionale, in due anni, da principiante assoluto si arriva a un livello semi-avanzato. In termini di JLPT, Japanese Language Proficency Test, dal livello N5 al livello N1. JLPT è un acronimo da cui una larghissima fetta di stranieri che vivono in Giappone non può sfuggire: il livello di JLPT determina assai di frequente i posti di lavoro per i quali si può concorrere e le università e scuole di alta formazione a cui si può accedere.
Un’altra caratteristica della mia scuola è che non contempla metodi di insegnamento differenziati a seconda della lingua madre della popolazione studentesca. In alcune scuole di lingua giapponese, per esempio, esistono classi di insegnamento degli ideogrammi separate: quelle dedicate a chi ha già esperienza con i kanji e quelle per studenti che non ne hanno.
Roppongi Hills: progetto di sviluppo integrato... con viste |
Al momento della scelta dell’istituto da frequentare a Tokyo, ero a conoscenza di queste informazioni di base. È, in effetti, il genere di notizie che si trova sui siti delle scuole di lingua in Giappone, in modo da aiutare i futuri studenti a fare una scelta ponderata.
Da anni sono interessata alla cultura e alla lingua giapponesi, ma la spinta decisiva a imparare il giapponese si è originata essenzialmente dalla mancanza di traduzioni di tantissima narrativa e saggistica a cui sono interessata. Aveva, quindi, senso per me scegliere una scuola che si focalizzasse sul giapponese accademico. Volendo, poi, sfruttare nel modo più proficuo il tempo a disposizione, aveva altrettanto senso scegliere un istituto a ritmo di apprendimento medio-alto, con tutte le conseguenze del caso.
Per quanto riguarda l’organizzazione giornaliera delle lezioni, varia a seconda del livello. Mi baserò, quindi, sulla mia limitata esperienza personale. Al livello elementare 2 (in cui sono stata inizialmente inserita), si incomincia con gli ideogrammi e si passa, poi, ad apprendimento della grammatica in contesto, in cui vocabolario e grammatica sono idealmente assimilati nel trattare argomenti di varia natura, a livello tematico. Per esempio, un topos incontrato sia nel livello elementare 2 che nell’intermedio 1 sono le calamità naturali, da cui il Giappone è regolarmente colpito, dai terremoti agli tsunami. Quando si approda al livello intermedio, si continua con i kanji e la grammatica, si incomincia a dedicare uno spazio fisso alla pronuncia e agli esercizi di ascolto e si introducono specifici esercizi di comprensione del testo, inevitabilmente connessi anche al vocabolario e alla grammatica.
Gli ideogrammi vanno amati... |
Confessione: prima di incominciare a imparare la lingua giapponese, avevo solo una vaghissima idea della complessa e misteriosa via delle combinazioni di ideogrammi… beata ignoranza.
Questo post rischiava di diventare infinito, quindi ho deciso di dividerlo in due parti. La seconda dovrei riuscire a pubblicarla la prossima settimana.
See you soon cyberspace cowboy...
Link:
Sito
Ufficiale JLPT: https://www.jlpt.jp/e/
Link alla parte II: https://ludo-ii.blogspot.com/2023/01/scuola-di-lingua-giapponese-in-giappone.html
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