Yoshio Sugimoto, An introduction to Japanese society


Come da titolo, si tratta di un’introduzione alla società giapponese. Una dissertazione arrivata alla sua quinta edizione, che è utilizzata normalmente come testo universitario, ma che ritengo possa essere tranquillamente accessibile a chiunque sia seriamente interessato all’argomento. Cioè a dire accessibile purché si sia abituati a leggere saggistica in lingua inglese, visto che, purtroppo, l’opera non è tradotta in italiano, nemmeno nelle precedenti edizioni.

Sugimoto affronta vari argomenti: dalla storia alla religione, dall’educazione al mondo del lavoro, dalla stratificazione sociale alle minoranze, dalla famiglia alla cultura. Ne esce una realtà molto complessa e, a volte, sorprendente, che nega quell’immagine di omogeneità e monoculturalità che spesso si fanno i turisti e, in generale, gli stranieri. Non che questo sia dovuto necessariamente alla superficialità degli osservanti, visto che è il Giappone stesso, in cui la stragrande maggioranza della popolazione si considera appartenente alla classe media, ad abbracciare questa rappresentazione sotto molti aspetti.

La società giapponese, come tutte le società, è molto articolata e, se dai punti di vista della stratificazione sociale e della pluralità culturale, può essere messa a confronto con altre società occidentali, per quanto riguarda aspetti quali l’organizzazione familiare e l’educazione costituisce un mondo a parte. Ad esempio è stato per me del tutto inaspettato scoprire che l’unità base della società giapponese non è l’individuo bensì il nucleo familiare (koseki), in cui la condizione politica e sociale del capofamiglia è estesa a tutti i membri della famiglia stessa. Chi non ha cittadinanza giapponese, inoltre, non può costituire un koseki e, spesso, ha difficoltà a inserirsi in un nucleo familiare anche in caso di matrimonio con un giapponese.

Illuminante è stato scoprire le minoranze che popolano il Giappone, tra cui i Buraku che, pure condividendo le stesse origini razziali ed etniche della maggioranza dei giapponesi, sono vittime di episodi di discriminazione sin dall’epoca dello shogunato Tokugawa (1603-1868), quando non erano inseriti nelle quattro classi ufficialmente riconosciute: samurai, allevatori, artigiani e mercanti. Anche dopo le riforme del periodo Meiji (1868-1912), in cui fu riconosciuto loro lo stato di comuni cittadini, e ancora adesso sono talvolta giudicati esseri inferiori perché i loro antenati erano considerati appartenenti a una categoria al di sotto di quella dei cittadini durante l’epoca feudale.

Diverse pagine, naturalmente, sono dedicate al cosiddetto Cool Japan, il Giappone da asporto che ha sfondato all’estero: manga, anime, sushi, karaoke, J-pop, moda, cucina… Gli aspetti del Giappone che sono un po’ come gli spaghetti per l’Italia. Se da un lato si tratta di prodotti di una società e una cultura complesse, dall’altro sono facilmente consumabili senza comprendere a fondo tali società e cultura.

Come scritto in apertura, consigliato a chi è interessato all’argomento, può essere molto stimolante anche per chi apprezza le arti giapponesi, dalla letteratura agli anime, perché fornisce strumenti ulteriori per la loro fruizione.

See you soon cyberspace cowboy…

Bibliografia
Yoshio Sugimoto, An introduction to Japanese society, Cambridge, Cambridge University Press, 2021 

Commenti

  1. Sai Ludo che questa era proprio la lettura che cercavo? Da un po' cercavo una lettura un po' "globale" sul Giappone, ma niente mi convinceva del tutto, direi che mi questa mi ha decisamente interessata! Anche perché ora, allettata da una distorsione alla caviglia, cosa ho di meglio di fare ? 😅😂

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    1. Credo che sia una buona introduzione alla società giapponese, un discorso di ampia superficie, ma non superficiale. Se sei interessata all'argomento, te lo consiglio.

      Spero che tu possa riprenderti presto dalla distorsione. In bocca al lupo.

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  2. Questa sembra un testo davvero molto interessante soprattutto per me che mi sono appena avvicinata alla realtà giapponese. In inglese purtroppo però non riuscirei a leggerlo, spero che esca presto un'edizione del libro in italiano. Tengo le dita incrociate!

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    1. Il libro è molto interessante, ma l'inglese usato può risultare piuttosto complesso da leggere.

      Magari si possono trovare delle alternative in lingua italiana.

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