Lavie Tidhar, Central Station
A Tel Aviv, un quartiere popolato da un milione di persone è sorto intorno alla base spaziale Central Station. Le culture si scontrano fra vita vera e realtà virtuale. Umani, robot e i misteriosi Altri sono tutti interconnessi in una pervasiva coscienza digitale chiamata "la Conversazione". La vita può sembrare a buon mercato, ma le informazioni lo sono ancora di più. Quando Boris Chong torna a Central Station, la ritrova in uno stato di assoluto caos. La sua ex compagna sta allevando un bambino dotato di poteri che lo rendono simile a un nuovo Messia. Suo padre è afflitto da un virus mentale multigenerazionale. Sua cugina è innamorata di un cyborg Robotnik. E una Vampira di Dati vagabonda lo ha seguito fin da Marte...
Sinossi tratta da Amazon.it per l’edizione italiana.
Per chi
fosse interessato, questa opera è disponibile anche in italiano, con lo stesso titolo, per i tipi di Acheron Books.
Scoprii
dell’esistenza di questo ‘romanzo’ grazie a un video di Prismatic310:
Ho incluso il termine romanzo tra virgolette perché il libro si compone, per la precisione, di 13 racconti (capitoli) interconnessi che seguono personaggi diversi, ma tutti, in qualche modo, legati l’uno all’altro. Volendo fare delle bizzarre associazioni, potrei scrivere che la struttura di Central Station mi ha vagamente ricordato sia La mappa del tempo di Felix J. Palma che La desinenza in A di Carlo Dossi.
Questo lavoro mi ha catturata sia per l’atmosfera che per i personaggi. Da un lato, il fatto che si ambienti all’interno e intorno a una base spaziale cala il lettore in una sorta di non spazio o spazio di transizione, da dove si passa perché si deve partire o perché si è arrivati, ma dove non ci si ferma. È un po’ la stessa sensazione eletrizzante che mi danno gli aeroporti, almeno per me che non ci lavoro. La Central Station è la protagonista principale di questa opera proprio per il clima particolare che infonde in tutto il libro. Dall’altro ci sono i protagonisti più tradizionalmente detti che l’autore riesce sempre a caratterizzare bene in poche pagine e che sono i trascinatori della storia e delle storie. Per quanto si percepisca come sia complicato il mondo in cui le varie storie si ambientano, questo rimane sullo sfondo e ci si focalizza, invece, sulla complessità dei personaggi.
Ciò che mi ha più entusiasmata di Central Station è stato sentirmi proiettata nella storia, come se fossi stata parte di quel futuro. Da bambina avevo provato una sensazione simile grazie a un cartone animato ambientato in uno spazio colonizzato, fatto di basi aerospaziali immense, delle vere e proprie città fluttuanti. Purtroppo non mi ricordo il titolo, avrebbe potuto essere una delle prime produzioni del franchise Gundam, ma non ci metterei la mano sul fuoco.
Mi sento di consigliarlo sia agli appassionati sia a coloro che vogliono muovere i primi passi nella fantascienza.
See you soon cyberspace cowboy…
Bibliografia e link:
Lavie
Tidhar, Central Station, San Francisco,
Tachyon, 2016
Il video di Prismatic310: https://www.youtube.com/watch?v=ujOgtTdJX-Q
Scrissi de La mappa del tempo qui: https://ludo-ii.blogspot.com/2015/01/la-trilogia-vittoriana-di-felix-j-palma.html
Scrissi de La desinenza in A qui: https://ludo-ii.blogspot.com/2014/03/letture-recenti.html
Devo ammettere che nonostante io non sia appassionata del genere e neppure dei racconti, questa tua recensione e la parole di Prismatic310 mi hanno intrigato parecchio.
RispondiEliminaInoltre anche l'idea di leggerlo in inglese non sarebbe male, ma per quello dovrei aspettare proprio di essere in uno stato di grazia. E' tanto che non mi sento ispirata ad affrontare la lettura di un libro in inglese.
Boh, sulla carta nemmeno a me ispirava granché. Avevo voglia, però, di fantascienza e mi buttai. Ne rimasi molto piacevolmente colpita.
EliminaAnche l'autore mi ha molto incuriosita e, sempre suo, ordinai By force alone, l'ennesima rivisitazione del ciclo arturiano. L'ho lasciato in Italia, ma spero di riuscire a leggerlo presto.