Andreas Eschbach, L'occhio di Dio
Questo romanzo è la continuazione de Lo specchio di Dio.
La sinossi che ho riportato sopra è circa metà di quella che si trova e sul libro e online. La seconda parte svela elementi della storia che affiorano chiaramente solo oltre la metà del romanzo, quindi ho preferito non trascriverla.
Desideravo immergermi in questa opera durante le festività natalizie proprio per l’argomento. A voler ben vedere si adatterebbe bene anche al periodo pasquale. L’occhio di Dio, in ogni caso, si apre pochi giorni prima del Natale, quindi ha finito per sposarsi bene con il periodo.
Libro corposissimo, molto lungo, anche troppo mi è venuto da pensare, mentre lo leggevo, soprattutto in certe fasi della trama. Totalmente incentrato sui personaggi: tutta l’attenzione è su come i protagonisti portano avanti l’azione, non su quello che accade, e quali sono le loro motivazioni e i loro sentimenti. Tutti coloro che si aspettano un romanzo d’avventura con elementi fantascientifici e un avvincente viaggio nel tempo nella Palestina dell’epoca di Gesù vedranno le prorie aspettative disattese.
I due personaggi che si contendono la maggior parte dello spazio nella narrazione sono Michael Barron e John Kaun.
Michael è il figlio adolescente di Samuel Barron, un fanatico religioso che crede di essere il prescelto da Dio per compiere la sua volontà. Michael è una persona piuttosto debole, per gli standard della sua famiglia: la sua fede non è salda come quella del fratello Isaak, né tantomeno quella del padre, non ha sempre la forza di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, purtroppo a discapito di altri, è un indeciso, talvolta un codardo. Nonostante tutti i suoi difetti, le sue mancanze, i suoi colpi bassi, finisce per essere quello con cui si simpatizza maggiormente. Naturalmente questo è, in parte, anche il racconto della sua redenzione e, visti i temi trattati, il suo personaggio e il suo percorso si inseriscono perfettamente in questo libro.
John Kaun ci appare molto diverso dall’uomo che conoscemmo ne Lo specchio di Dio. Il super manager, il Johnghis Kaun di quelle pagine è stato messo a riposo per una vita più ordinaria. Qualcosa di terribile, però, scuote completamente la sua vita e quella della sua famiglia e questo lo porterà a rispolverare le armi di un tempo.
Le esistenze di Michael e John si scoprono, così, connesse in quello che, probabilmente, è un disegno ben più grande e imperscrutabile.
Il romanzo mi è piaciuto anche se me lo aspettavo convenzionalmente più avventuroso e, a tratti, l’avrei voluto più corto. Ho trovato che l’autore si sia comportato un po’ da volpone per come ha deciso di inserire il viaggio nel tempo, però ha trovato anche un modo geniale per mettere in risalto quelli che voleva fossero i punti salienti della propria storia.
Penso che L’occhio di Dio sia comprensibile indipendentemente da Lo specchio di Dio, ma consiglio di leggere prima quello che, in ogni caso, è autoconclusivo.
See you soon cyberspace cowboy…
Bibliografia e link:
Andreas
Eschbach, L’occhio di Dio, Roma,
Fanucci, 2015
E' un romanzo che avevo visto qualche tempo fa ma che non riesce a convincermi dalla trama ad una lettura più approfondita ad essere onesta. Forse non è il periodo e più avanti scatterà il feeling ... colgo occasione per augurarti delle BUONE FESTE LUDO!!!!!! 🥰
RispondiEliminaSi tratta di un romanzo che tende a infinito, per lunghezza, e che sorprende perché finisce per essere diverso da quello che ti aspetti. Decisamente non un libro con cui rischiare se non ti ispira. Magari butta l'occhio sul suo predecessore, Lo specchio di Dio, nel futuro.
EliminaBuone feste anche a te.
Ricordo che avevi parlato de "Lo specchio di Dio" in un tuo post e che mi aveva intrigato parecchio pur non essendo proprio il mio genere di lettura.
RispondiEliminaQuesto non so perché mi attira decisamente meno, inizierò comunque con "Lo specchio di Dio" tanto più che è autoconclusivo.
Da un lato, L'occhio di Dio è scritto meglio: l'indagine psicologica dei personaggi è migliore e l'intreccio è molto elaborato. D'altro canto può risultare meno accattivante del suo precedente. Nel dubbio, consiglio sicuramente di approcciare, in ogni caso, Lo specchio di Dio.
EliminaC'è un vecchio romanzo di Micheal Moorcock che non mi viene improvvisamente in mente. IN italiano è stato tradotto come "INRI" ma il titolo originale era "Behold the Man". Anche in quel caso tutto si sviluppa su un viaggio nel tempo nella Palestina al tempo degli Esseni e porta a una soluzione finale incredibile. Spiega tra l'altro che la genesi del famoso grido del Nazareno sulla croce (Eloi! Eloi!) sia riconducibile un fraintendimento dovuto alla mancata conoscenza dell'inglese moderno da parte dei testimoni dell'epoca ("It's a lie! It's a Lie!" sarebbe stata la frase che fu pronunciata)
RispondiEliminaNon lo conoscevo. Grazie per la segnalazione. Pare che il romanzo sia lo sviluppo di una novella che vinse il premio Nebula.
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