Le belle addormentate - I Grimm

 

Elisabeth Jerichau-Bumann - Wilhelm e Jacob Grimm

Prima parte: Ma quali origini? 
Seconda parte: Perrault e il suo contesto

Le Fiabe del folclore 
Lo scrivo con la F maiuscola perché quella dei Grimm è da molti considerata la raccolta di fiabe per eccellenza. Pubblicate per la prima volta in due volumi, tra il 1812 e il 1815, ebbero un successo tale che furono date alle stampe in diverse edizioni, fino ad arrivare a quella del 1857, che di fatto stabilì la versione canonica delle fiabe in essa contenute, divenendo una raccolta usata anche nelle scuole e presente nelle case di tante famiglie.

Jacob e Wilhelm Grimm sono oggi ricordati soprattutto per questa opera monumentale, Kinder- und Hausmärchen (letteralmente Fiabe per bambini e famiglie), ma all’epoca si distinsero anche come filologi e linguisti e compilarono un dizionario (pubblicato a partire dal 1854), che è una pietra miliare e che fa luce sulla storia della lingua tedesca. La loro esperienza in questi campi, in qualche modo, si riflette anche nelle Fiabe del folclore, meglio, nell’approccio scientifico impiegato nel raccoglierle e documentarle. Inizialmente guidati da Clemens Brentano, poeta romantico che, insieme ad Achim von Armin, pubblicò la raccolta di canti popolari Il corno magico del fanciullo (1805-1808), i fratelli Grimm si misero a interpellare le persone, a farsi raccontare — a viva voce — le fiabe che queste si tramandavano da generazioni o di cui erano venute a conoscenza entrando in contatto con altri. I volumi dei Grimm erano corredati anche da un corpus di note in cui si riportavano le varianti dei racconti e altre informazioni a carattere — appunto — filologico e linguistico. Nella loro copia personale della prima edizione, sono annotati a mano i nomi di coloro che quelle fiabe le avevano raccontate, per essere sicuri di non scordarsi il patrimonio di voci da cui avevano attinto.

Nella prima edizione (1812-1815) la tradizione orale è palpabile perché Jacob e Wilhem avevano trascritto in presa diretta quello che veniva loro raccontato, nella consapevolezza di compiere un atto di conservazione di quello che avrebbe potuto facilmente andar perduto, come del resto molto era già andato perduto, della cultura orale, popolare tedesca. L’intera operazione risente anche di un forte sentimento patriottico, animato dall’occupazione francese e da Napoleone. Nelle edizioni successive l’oralità viene, mano a mano, a perdersi e le fiabe si fanno sempre più letterarie, cedendo alle pressioni di pubblico e critica.

Rosaspina 
Fiaba numero 50 del primo volume de Le fiabe del folclore, nell’edizione del 1812 — quella a cui mi rifaccio (in italiano, Donzelli, 2015) — ha una trama essenziale.

Un re e una regina hanno una figlia e per celebrarne il battesimo invitano 12 fate del regno, escludendo la tredicesima perché avevano solo 12 piatti d’oro su cui farle mangiare. Le fate incominciano a donare alla bambina tutta una serie di qualità e grazie. Dopo che l’undicesima ebbe annunciato il proprio dono, si presentò la tredicesima fata, quella che era stata esclusa dalle celebrazioni, che offesa predice che, allo scadere del suo quindicesimo anno, la principessa si sarebbe punta con un fuso e sarebbe morta. La dodicesima fata, che ancora non aveva fatto il proprio dono, interviene attenuando la maledizione: la principessa non sarebbe morta, bensì avrebbe dormito profondamente per 100 anni. Nonostante il sovrano bandisca i fusi dal proprio regno, il giorno del suo quindicesimo compleanno, la principessa si punge con un fuso e cade addormentata, insieme a tutti coloro che si trovavano a castello, che incomincia a venire avvolto da rovi impenetrabili. Negli anni, vari principi vengono a conoscenza della sorte della bella Rosaspina [è solo qui che scopriamo il nome della principessa] e tentano di addentrarsi tra i rovi per raggiungere il castello e salvarla, ma tutti finiscono per perire. Fino a quando giunge il principe per il quale la boscaglia di spini si trasforma in fiori che si aprono per consentirgli il passaggio. Trovata la principessa, rimane colpito dalla sua bellezza, si china e la bacia. Rosaspina si sveglia e, insieme a lei, il resto del castello. Rosaspina e il principe si sposano e vivono felici per tutta la vita.

La versione del 1857 espande un poco, è quella più diffusa e anche più facilmente reperibile su internet, qui per esempio.

Ciò che intendo sottolineare in questa sede, che è comune a tutte le edizioni, è che questo racconto si conclude con il risveglio della principessa e il matrimonio con il principe. Nell’edizione italiana che ho letto non è presente il corpus di note dei Grimm, ma sono incluse le prefazioni originali. In una di queste, scrivono che la Rosaspina “è di fatto Brunilde punta dalla spina”. Implicitamente fanno intendere che la fiaba tedesca ha subito delle influenze diverse rispetto a quella italiana e a quella francese riportate dal Basile e dal Perrault, le cui opere sono conosciute e citate per altro. La Rosaspina dei Grimm sarebbe entrata in contatto con la Brunilde della Saga dei Voslunghi, con la cultura norrena che era parte integrante della cultura delle terre germaniche ancora prima che questa ispirasse La canzone dei Nibelunghi.

Stando alla versione inglese di Wikipedia (che si basa sull’edizione critica Norton, che non ho letto) non è da escludere che i Grimm intendessero eliminare qualsiasi influenza francese nelle fiabe della loro raccolta. La presenza di una fanciulla addormentata si poteva ancora giustificare perché non aliena al patrimonio culturale germanico. Il racconto 84, La suocera, però, ricorda la seconda parte de La bella addormentata di Perrault, e forse non è un caso che faccia la sua comparsa solo nell’edizione del 1812 per essere poi definitivamente esclusa nelle edizioni successive.

Fine terza parte

See you soon cyberspace cowboy…

Bibliografia e link: 
Le belle addormentate - Ma quali origini?: https://ludo-ii.blogspot.com/2025/02/le-belle-addormentate-ma-quali-origini.html
Perrault e il suo contesto: https://ludo-ii.blogspot.com/2025/02/le-belle-addormentate-perrault-e-il-suo.html
Camilla Miglio, La vera storia delle storie dei fratelli Grimm, in Jacob e Wilhelm Grimm, utte le fiabe. Prima edizione integrale 1812-1815, Roma, Donzelli editore, 2015, p. XIII-XXXV
Jacob e Wilhelm Grimm, Rosaspina, in Iid, Tutte le fiabe. Prima edizione integrale 1812-1815, Roma, Donzelli editore, 2015, p. 223-225
Rosaspina: https://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/rosaspina
Jacob e Wilhelm Grimm, Prefazione, in Iid, Tutte le fiabe. Prima edizione integrale 1812-1815, Roma, Donzelli editore, 2015, p. 379-385
Sleeping Beauty: https://en.wikipedia.org/wiki/Sleeping_Beauty
Jacob e Wilhelm Grimm, La suocera, in Iid, Tutte le fiabe. Prima edizione integrale 1812-1815, Roma, Donzelli editore, 2015, p. 369-370

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