Tra realtà e fantascienza: James Webb e David Bowman (… e pure David Bowie)

 

Questo post è ancora una testimonianza delle mie esperienze spaziali natalizie.

Il telescopio Webb, a cui avevo già accennato, continua il suo viaggio verso il punto di Lagrange 2, da dove si metterà a osservare l’universo, alla scoperta dell’ignoto o, meno poeticamente, di stelle di cui abbiamo solo immagini nebulose, possibile presenza di acqua nell’atmosfera di altri pianeti e galassie lontane.

James E. Webb

Questo telescopio di nuova generazione prende il nome da James E. Webb, amministratore della NASA dal 1961 al 1968, gli anni della preparazione alle missioni Apollo e all’avvento dell’uomo sulla Luna, così pure del lancio di diversi satelliti di osservazione nello spazio. Uomo d’affari e avvocato, non era uno scienziato, e fu probabilmente scelto da Kennedy per questo ruolo grazie alle sue capacità manageriali. Il suo background non gli impedì di investire significativamente nella ricerca scientifica all’interno dell’agenzia spaziale statunitense e gli permise di lanciare progetti di coinvolgimento delle università nei programmi spaziali a vario titolo e, in particolare, il NASA University Program, che garantiva fondi per la ricerca in ambito spaziale.

L’attuale amministratore della NASA, Sean O’Keefe, ha dichiarato che la decisione di battezzare il telescopio James Webb risulta più che appropriata, visto che è grazie a questo personaggio che l’umanità scorse le prime immagini dello spazio profondo.


Affascinata dalla missione del telescopio Webb e già con un’idea che mi ronzava in testa da mesi, trascorsi i giorni di mezzo, tra Natale e Capodanno, immersa nella lettura dell’odissea di David Bowman, nel romanzo di Arthur C. Clarke 2001: a space odyssey.

Un enigmatico monolite pare essere alla radice di alcuni grandi cambiamenti nell’evoluzione e nella storia dell’umanità, dagli australopitechi di oltre 4 milioni di anni fa fino alla missione spaziale del Discovery 1, ai confini del sistema solare, nel 2001.

Per chi fosse interessato, questo romanzo è attualmente edito in lingua italiana da Fanucci con titolo 2001: odissea nello spazio.


Premetto immediatamente di non avere visto il film omonimo del 1968 diretto da Kubrik e sceneggiato dallo stesso e da Clarke. Specificare ciò ha una certa rilevanza, visto che le due opere sono strettamente connesse. Per stessa ammissione di Clarke, per quanto la stesura del romanzo sia iniziata prima, a un certo punto questo e la sceneggiatura furono portate avanti contemporaneamente e finirono per influenzarsi.

Nel Web ci si riferisce spesso al romanzo di Clarke come a un adattamento (novelisation) del film. La mia stessa edizione — celebrativa, uscita in occasione del cinquantesimo anniversario — porta in frontespizio la dicitura “Based on the screenplay by Arthur C. Clarke and Stanley Kubrik”.

Sia quello che sia, ho profondamente apprezzato questo romanzo.

Si tratta, alla base, di una space opera classica, dove la fantascienza è effettivamente fondata sulla scienza e un plausibile sviluppo tecnologico. La novità, per l’epoca, fu nell’immaginarsi che l’umanità non sia semplicemente una presenza nel cosmo, ma che sia parte di un misterioso tessuto di connessioni di cui si costituisce l’universo.

L’opera è divisa in diverse parti e si possono riconoscere tre personaggi principali: Moon-watcher, primate australopiteco, il dottor Heywood Floyd, astronomo convocato sulla Luna per studiare un misterioso oggetto, e David Bowman, primo al comando dell’astronave Discovery 1 in una missione verso Saturno.


Un esempio di quelli che sono tra i prediletti fermi immagine promozionali del film 2001: odissea nello spazio: David Bowman che, inclinando lievemente il capo, rivolge il profondo sguardo indagatore sulla realtà tra il sublime e il perturbante che pervade la sua esistenza nello spazio.

La maggior parte della narrazione, in ogni caso, è dedicata a Bowman e alla sua incredibile avventura. Sulla particolare caratterizzazione di David Bowman si sono spese un’infinità di parole. Molte di queste si concentrano sugli aspetti più impersonali, funzionali a un personaggio con cui si può identificare l’umanità tutta nella sua continua evoluzione. Sono anche messi in evidenza i tratti da personaggio epico: lo stesso cognome Bowman, letteralmente “arciere”, richiama i panni che vestì Ulisse alla fine dell’Odissea; e anche David sarà ricompensato alla fine della sua personale odissea nello spazio.

In tutta sincerità, durante la letteratura, non ho fatto grande caso a questo ritratto ‘generico’, che ci vuole fornire l’immagine dell’eroe tout court. O forse, più semplicemente, devo riconoscere che, in questo periodo, per me David Bowman è il personaggio a cui si rifà l’eroe tipico e non il contrario.

Bowman è un uomo introspettivo, consapevole della visione d’insieme, controllato, sempre profondamente cosciente della relatività di ciò che lo circonda e della precarietà della propria esistenza. Ma se è vero che ascolta la musica di Bach, è altrettanto vero che apprezza quella di Beethoven e Mozart e che la sua personalità non è necessariamente priva di slanci lirici rivelatori. Nel finale, a mio modo di pensare, vale sia la visione secondo cui Bowman fa quello che fa perché è una scelta ragionevole, funzionale alla preservazione ed evoluzione dell’umanità, sia perché è legato e si sente personalmente coinvolto nel destino dell’umanità.

Quanto al romanzo, in generale, ho trovato che Clarke lo abbia infuso di tante idee brillanti e che l’intreccio sia davvero ben costruito. La scrittura riesce a far provare a lettore interesse scientifico, meraviglia, sgomento e apprensione con grande naturalezza.

Consigliando vivamente questo romanzo agli appassionati di fantascienza che non l’hanno ancora letto, potrei anche concludere questo post, ma… Ma nel titolo ho incluso il nome di David Bowie.

Ebbene il personaggio di Major Tom nella storica canzone A space oddity si ispira proprio a David Bowman (versione cinematografica).


Bowie dichiarò di essere rimasto profondamente colpito dal film di Kubrik all’epoca, per quanto lo avesse visto sotto l’effetto di stupefacenti, e di averne tratto ispirazione, in qualche modo.

Si sostiene anche che l’artista, al secolo David Robert Jones, prese il nome da David Bowman, divenendo in arte David Bowie, anche se non è mai stato direttamente confermato, per quel che ne so.

See you soon cyberspace cowboy...

Bibliografia e link: 

Telescopio James Webb: https://webbtelescope.org/ 
Where is Webb?: https://www.jwst.nasa.gov/content/webbLaunch/whereIsWebb.html?units=metric 
Arthur C. Clarke, 2001: a space odyssey, London, Orbit, 2018 
A space oddity di David Bowie: https://www.youtube.com/watch?v=iYYRH4apXDo

Commenti

  1. Che dire? Vacanze natalizie davvero spaziali!

    Mi rendo conto che per quanto i personaggi siano davvero ben caratterizzati, complessi e ricchi fascino non riesco ancora ad avvicinarmi a questo genere letterario.

    Bello riascoltare questa canzone, è da tanto che non la ascoltavo.

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    1. Sono pressoché certa nel prossimo post cambierò genere. Vedremo dove mi portano lettura e ispirazione.

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  2. Ho visto il film "2001 Odissea nello spazio" molto tempo fa, ricordo poco, se non che lo trovai lento e soprattutto incomprensibile. Ora per mi hai incuriosita: chissà che col romanzo non riesca a chiarirmi un po' le idee!
    Non sapevo dei dettagli riguardanti David Bowie!

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    1. Io confesso di avere un certo timore di vedere il film perché non mi aspettavo che il libro mi piacesse e colpisse così tanto. E lo ha fatto, tutto sommato, in poche pagine, con dei personaggi che, magari, non conquistano subito, ma le idee sono proprio interessanti (soprattutto se si pensa all'epoca in cui furono formulate).

      Del film ho visto qualche scena qua e là e posso affermare che, per certi aspetti, si discosta dal libro. Hal 9000, per esempio, è affrontato in modo diverso.... “We may have a slight case of hypochondria aboard.”

      Io ho sviluppato una leggera ossessione, ma te lo consiglio sinceramente, visto che ti piace la fantascienza.

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    2. Sì, mi hai definitivamente incuriosita!

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  3. Odissea nello spazio è entrato nella mia wishlist per caso, ero tremendamente curiosa prima ma con la tua recensione lo sono ancora di più. Spero di riuscire a trovarlo usato prima o poi!

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    1. Penso sinceramente che sia invecchiato bene. Alcune delle idee che vi si trovano, per altro, sono indubbiamente molto interessanti e talune hanno chiaramente ispirato altre opere.

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