Mark Z. Danielewski, House of leaves (Casa di foglie)


Johnny Truant si trova a rovistare tra le cose di un uomo deceduto, tale Zampanò. Scopre, così, la traccia di un saggio, capitoli sparsi e appunti di ricerca su un film, The Navidson Record. Johnny, per qualche motivo, decide di riassemblare il tutto e di arricchirlo con le proprie note. Iniziano tante storie, tra cui quella di Johnny stesso e quella di William Navidson e della sua famiglia che si trovano ad abitare in una casa che rimane delle stesse dimensioni all’esterno, ma che diventa misteriosamente e oscuramente più grande all’interno... 


Per chi fosse interessato, quest’opera è disponibile in lingua italiana per i tipi 66th and 2nd con titolo Casa di foglie. 

Che cosa scrivere di questo libro? Dopo averne sentito parlare così tanto, mi aspettavo qualcosa che mi avrebbe sconvolta come lettrice, ma così non è stato. Intendiamoci, leggendo questo ‘romanzo’, traspare chiaramente il genio creativo di Mark Z. Danielewski e l’espressione finale (il prodotto libro), con i caratteri che cambiano a seconda di chi narra, le note, la disposizione del testo che potrebbe richiamare i sentimenti o il modo di percepire lo spazio di chi racconta, è sicuramente accattivante. 

Fatte queste premesse, House of leaves si è fatto leggere più che altro come incrocio tra un corposo saggio accademico compilativo e un romanzo in cui l’autore ha deciso di includere anche tutto il materiale preparatorio alla costruzione dei personaggi e alla stesura (es. le lettere scritte dalla madre di Johnny Truant durante la permanenza in ospedale psichiatrico). 

Per quanto riguarda la parte che ricorda un saggio, non si può che apprezzare il fatto che Danielewski si è dovuto inventare l’oggetto del proprio studio nonché la consistente bibliografia con cui documenta le più disparate tesi riguardo a The Navidson Record. Per quanto riguarda la parte che riprende un romanzo, non si può che riconoscere che l’autore si è impegnato a creare un narratore inaffidabile — a tratti assolutamente estenuante e insopportabile, per quanto mi riguarda — e costruire il suo background. Tutto fluisce insieme, in pagine in cui si accavvallano i diversi ‘stili’ di scrittura. 

Ogni volta che penso a tutto questo riconosco che House of leaves è geniale, così come geniale è Danielewski, ma... ma non mi è granché piaciuto. Questa è l’opinione impopolare che metto nero su bianco. La parte che mi ha più positivamente coinvolta è quella che si legge come un saggio, quella riguardante il film-documentario The Navidson Record e la storia della famiglia Navidson. La narrazione da parte di Johnny Truant è quella che ho trovato più stancante. Confesso di aver saltato dei pezzi — che con tutta probabilità erano fondamentali — perché a volte risultava terribilmente spossante stare dietro alle elucubrazioni mentali di Johnny. 

Geniale Danielewski che si è inventato una realtà inquietante e un film agghiacciante che la documenta, un saggio complesso e una storia drammatica, geniale il libro che ne è uscito. Tutto questo l’ho apprezzato, ma House of leaves non mi è piaciuto. 

Buon ferragosto e buoni brividi con Casa di foglie!

See you soon cyberspace cowboy…

Bibliografia:
Mark Z. Danielewski, House of leaves, [New York], Pantheon Books, c2000

Commenti

  1. Non ho mai sentito parlare del libro e neppure dell'autore.
    Ti confesso che mi sembra un po' troppo contorto per i miei gusti e un po' pesante.
    Va detto però che l'autore, come tu scrivi, non sembra assolutamente privo di genio.

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  2. @Ludo
    È un libro che aspettavo di leggere ma non ero convinta potesse piacermi. Sono quindi molto contenta di aver aspettato un parere che si avvicinasse ai miei gusti letterari. Temo ora che sia ufficialmente un libro che leggerò quando avrò esaurito quelli che ho sul comodino. Lo leggerò sicuramente per alcuni punti positivi che hai citato, ma probabilmente senza fretta.

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  3. @Elisa
    Casa di foglie è ancora considerato una sorta di libro di nicchia, ma ha fatto parlare di sé. Magari informati perché è sicuramente un esperimento artistico interessante.

    @Endi
    Guarda, mi sono sentita fredda come il ghiaccio e dura come la pietra mentre leggevo questo libro perché non mi sentivo investita da tutte quelle sensazioni che tanti hanno provato. Il genio e le capacità ci sono tutti, lo riconosco, ma non mi è piaciuto. E, poi, contrariamente a tanti altri lettori, per me tutta la parte di Johnny Truant è statao difficile da leggere. Brillantemente eseguito, ma racconto affaticante.

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  4. @Luso
    Manieristico e glaciale...come dire, bene ma non benissimo 😅

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  5. @Ludo
    Va bene che ultimamente sto cercando di spaziare tra i generi, ma ho paura di non essere diventata ancora così masochista 😅

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  6. A volte la "pressione critica" ostacola l'espressione di giudizi su romanzi ritenuti comunemente dei capolavori o prodotti geniali, immagino che questo spieghi la descrizione, da parte tua, della tua opinione come "impopolare". Mi sono trovata anch'io diverse volte a confrontarmi con libri (anche classici) osannati dalla stragrande maggioranza dei lettori, ma che a me non hanno dato emozioni o che mi hanno addirittura annoiata o lasciata indifferente. A volte si riconosce questo o quell'elemento che dà ai libri in questione un tocco di originalità in più, un motivo di interesse o distingue un'abilità particolare dell'autore, eppure non sempre questo basta a riabilitarlo ai nostri occhi. Capita, l'importante è cercare di descrivere in modo obiettivo ed equilibrato la propria esperienza di lettura, che, se ben presentata, può anche essere per chi legge uno stimolo a tentare l'impresa in prima persona. A mio avviso tu ci sei riuscita con una recensione onesta.

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  7. @Cristina
    Consiglio, in ogni caso, di prenderlo in mano personalmente e farsi la propria idea perché ne vale la pena. Il libro è chiaramente il risultato di uno sforzo immane ed è geniale. Se Johnny non mi fosse risultato, a tratti, così insopportabile (e persino inutile), mi sarebbe piaciuto di più.

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