Pillole di Ōsaka
Umeda, Ōsaka |
Mentre ero nel bel mezzo degli esami alla scuola di lingua, guardavo con gli occhi della mente al mini viaggio che avevo programmato a Ōsaka per darmi la carica e studiare con impegno. Ora che sono tornata, che sto per ricominciare il tran tran quotidiano a Tōkyō, posso affermare che la mia trasferta è stata più problematica di quanto avrei immaginato e che non sono riuscita a godermela come avrei voluto, ma ne è valsa sicuramente la pena.
Un’osservazione
che salta immediatamente all’occhio sulla terza
città più grande del Giappone:
Ōsaka dà quasi l’impressione di una città piccola, a misura
d’uomo, con i suoi 3 milioni di abitanti circa. Impressione un po’
inevitabile dopo aver trascorso diversi mesi a Tōkyō, che è
impossibile non considerare nella sua identità di città
metropolitana di oltre 37 milioni di abitanti. Nonostante ciò, il
turista può fare moltissimo a Ōsaka e, nei miei due giorni, la mia
cernita è stata limitatissima.
Fortezza principale nel complesso del Castello di Ōsaka |
In centro mi ero ripromessa di visitare l’area del Castello e quella di Shinsaibashi, con il mitico Glico Man di Dotonbori.
Per quanto riguarda la zona del Castello di Ōsaka, le principali attrattive sono il vasto parco e la fortezza principale. Si tratta di un sito storico di grande importanza, ma di cui a vista ci rimane praticamente niente, a eccezione di parti delle mura che risalgono al XVII secolo. La stessa fortezza principale, che funge da museo, è stata ricostruita nel 1931.
L’attuale sito è ricordato soprattutto per la celebre campagna di guerra dell’estate del 1615, con assedio e seguente caduta del Castello di Ōsaka, che segnarono la fine del periodo Sengoku (degli Stati combattenti) e l’inizio dell’egemonia dello shogunato Tokugawa sul Giappone. L’evento vide contrapposti il clan Toyotomi, che nel 1590 era riuscito a unificare il Giappone, e i Tokugawa che detenevano, di fatto, il potere politico. La caduta del Castello di Ōsaka e la disfatta del clan Toyotomi è rappresentata su un magnifico paravento commissionato dai Tokugawa in celebrazione della vittoria. Pannello esposto di cui non si possono fare fotografie, quindi fornisco il link all’immagine Wikipedia.
Vista dalla sommità della fortezza |
Mentre mi trovavo nel museo, fu inevitabile da parte mia una riflessione: dalla prima volta che avevo sentito il termine Sengoku, all’epoca dell’anime InuYasha, a oggi che vivo in Giappone ne è passata di acqua sotto i ponti.
Il museo è sicuramente un’isola felice per le persone interessate alla storia giapponese ed è fruibile in lingua giapponese e inglese e, per una parte consistente delle esposizioni, anche in coreano e cinese. Il punto forte che fa presa su chiunque, però, è l’osservatorio situato sulla sua sommità, dal quale si gode di un vista incredibile sull’area circostante.
Dopo il museo, vale sicuramente la pena esplorare il parco circostante, dove si può andare a caccia dei rari reperti storici ancora in piedi e godere di curati angoli, quali il giardino giapponese e il prugneto.
Shinsaibashi |
E dopo un’immersione nell’età di mezzo giapponese, via verso Shinsaibashi e Dotonbori.
Shinsaibashi è una nota via dello shopping coperta che si estende per oltre mezzo chilometro. Dal lusso al negozio 100 yen, dai ristoranti gourmet ai fast food si possono trovare esercizi commerciali per le esigenze di chiunque. Io, però, mi sono trattenuta, non ho ceduto ad alcunché, nemmeno quando mi sono trovata per la prima volta, dopo anni, davanti al Jump Shop, il negozio dell’omonima etichetta di riviste manga che, da quando sono in Giappone, non mi è ancora capitato di visitare. Mi sono tranquillamente accontentata di passeggiare, guardandomi in giro, e gettando l’occhio su qualche vetrina.
The Glico running man |
Il mio vero obiettivo era il Glico Man di Dotonbori. La Glico è un’azienda giapponese, con sede a Ōsaka, in testa alla produzione di tutta una serie di marchi nel mercato del cibo, a partire dai Mikado (Pocky). Uno dei marchi che identificano l’azienda è il Glico running man, la cui gigantografia campeggia sopra il canale di Dotonbori, nei pressi del ponte Ebisu, dal 1935 (sotto diverse vesti nel corso degli anni). Il Glico Man si erge a uno dei simboli di Ōsaka ed è cosa comune, tra chi visita la città, farsi una foto nei pressi del Glico running man mimandone la classica, nota e pure un po’ ridicola postura.
Ed è così che una giornata a Ōsaka è volata via. Qui sotto un breve video dedicato. Come al solito, sottotitoli in inglese perché lo condividerò anche con persone che non parlano italiano.
See you soon cyberspace cowboy…
Link:
Sito
del Castello di Ōsaka: https://www.osakacastle.net/
Pagina
dedicata a Shinsaibashi sull’Official Osaka Travel Guide:
https://osaka-info.jp/en/spot/shinsaibashi-suji-shopping-street/
Link
alla pagina di Wikipedia con immagine ad alta risoluzione del
paravento che illustra la decisiva battaglia di Ōsaka dell’estate
del 1615:
https://en.wikipedia.org/wiki/File:The_Siege_of_Osaka_Castle.jpg
Sito
di Glico global: https://www.glico.com/global/
La cosa che ho più amato di Osaka è stato l'Okonomiyaki, gustato proprio lì a due passi dal Glico Man...
RispondiEliminaMi sembra il modo perfetto per celebrare una visita a Osaka.
EliminaLeggo con piacere quanto tu sia coinvolta in questa nuova avventura.
RispondiEliminaA me questi luoghi, lo ammetto, mettono un po' d'ansia però è piacevolissimo leggerti :-)
Sì, sono decisamente coinvolta: la trasferta giapponese è un progetto a cui lavoro da qualche anno.
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