Yambo, Gli esploratori dell’infinito. Racconto fantastico
E siamo a maggio. Sto cercando di riprendere le redini di questo blog e di ricominciare a dedicare tempo alle mie passioni, visto che, in effetti, sono fonte di grande gratificazione.
Come lo scorso anno, ho pensato di dedicare questo mese allo spazio, complici anche un paio di eventi che a maggio celebrano il cosmo e l’arte fantascientifica. Per me si tratta di un’opportunità perfetta per fruire di space opera — tout court o meno — in varie forme e dare un’occhiata a tutte le ultime notizie sull’universo e l’astronomia.
Se nel 2021 avevo aperto maggio con il grande classico Seconda fondazione di Isaac Asimov, ho deciso di dedicare il primo post di Space May 2022 a una gemma semi-dimenticata della letteratura protoscientifica italiana: Gli esploratori dell’infinito di Yambo, di cui scoprii l’esistenza grazie a un articolo di Wikipedia, Storia della fantascienza italiana.
Giorgio
Halt, allettato dalle promesse tintinnanti del vecchio miliardario
Harry Stharr, si lascia convincere a intraprendere un piano stellare:
trasformare Cupido, il satellite della Terra appena scoperto, nella
loro nuova casa, lontano dal trambusto della vita fra gli uomini.
Quando però Cupido si stacca dall'orbita terrestre, quello che
doveva essere un viaggio "semplicissimo" diventa
un'avventura imprevedibile e schizofrenica in giro per tutti i
pianeti del sistema solare e ritorno, fra inattesi e quasi fatali
incontri con banditi, elettrizzanti conoscenze aliene, curiose
tribolazioni meteorologiche, alcolici piaceri e singolari
festeggiamenti di Capodanno.
Sinossi
tratta dalla seconda di copertina del mio esemplare.
Originariamente dato alle stampe da Scotti nel 1906, in due versioni, Gli esploratori dell’infinito fu pubblicato in una seconda edizione nel 1930 da Vallardi, con l’aggiunta di un brano. L’attuale edizione Cliquot è frutto di un certosino studio della complessa tradizione dell’opera, anche per quanto riguarda l’arte originale a opera dello stesso Yambo, versato sia nelle lettere che nelle arti figurative. Per chi fosse interessato a questi aspetti, segnalo il post sul blog “The obsidian mirror”, in cui è presente anche un’intervista al portavoce della Cliquot, Federico Cenci.
Nel romanzo si intuisce come Yambo dovesse essere rimasto affascinato sia dalla letteratura fantastica in voga all’epoca che dalle scoperte scientifiche e le ipotesi (i voli pindarici) che si susseguirono tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Le sue parole nella nota all’edizione del 1930:
La teoria della relatività aspetta ancora una conferma positiva. E perciò i miei allegri personaggi lanciati sopra un bolide a traverso gli spazi interplanetari possono ancora, come tanti anni or sono, continuare il loro viaggio straordinario, per far sorridere e far pensare i miei giovani amici del 1930.
Il fatto che possa permettersi di ignorare la teoria della relatività si può anche ritenere indice del fatto che fosse stato esposto a un minimo di divulgazione scientifica.
Idealmente concepito come romanzo per ragazzi, Gli esploratori dell’infinito, nelle stesse parole dell’autore, “È una cosa indefinibile e assurda, che farà sbalordire la gente: è, infine, una sfida allo spazio, al tempo e… al buon senso.”
Quanto al buon senso, è effettivamente continuamente al centro della narrazione grazie alla dialettica dei due personaggi principali: Harry Stharr, il miliardario filantropo pacifista, che sembra una macchietta di Nikola Tesla, e Giorgio Halt, il pragmatico e cinico redattore della “Of the good young gazette”, versione parossistica del giovane annoiato d’inizio secolo. Due protagonisti agli antipodi, con i quali si viene scoraggiati a identificarsi, ma con cui si simpatizza e per i quali ci si augura un lieto fine.
Essendo un romanzo per ragazzi dell’inizio del XX secolo, non manca una morale spiattellata a chiare lettere nella ‘degna’ fine che spetta ad alcuni dei personaggi che si avvicendano nelle pagine del romanzo.
E la space opera? Non dimentichiamoci che si tratta di protofantascienza, più che altro di un racconto fantastico ambientato nello spazio, in cui gli abitanti di Marte, i “marziali”, potrebbero essere stati fonte di ispirazione per i classici omini verdi ancora presenti nell’immaginario di tanti (come accenna Fabrizio Foni in postfazione).
Per quanto riguarda le personalissime opinioni, ho trovato questo libro scritto in una prosa scorrevole, ma un po’ prolisso. Penso che avrebbe gratificato maggiormente il mio gusto personale un racconto medio-lungo anziché un intero romanzo. Sono, in ogni caso, lieta di aver letto un’opera che ha contribuito allo sviluppo del genere fantascientifico in Italia.
Complimenti a Cliquot per aver riscoperto questo lavoro per averlo corredato anche della riproduzione di tutte le tantissime tavole originali.
See you soon cyberspace cowboy…
Bibliografia
e link:
Isaac
Asimov, Second
foundation:
https://ludo-ii.blogspot.com/2021/05/isaac-asimov-second-foundation-seconda.html
Yambo,
Gli esploratori
dell’infinito. Racconto fantastico,
Roma, Cliquot, 2019
Articolo
di Wikipedia Storia
della fantascienza italiana:
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_fantascienza_italiana
Post
dedicato a Gli
esploratori dell’infinito
su “The obsidian mirror”:
https://insidetheobsidianmirror.blogspot.com/2017/10/gli-esploratori-dellinfinito.html
Giappone e spazio per riprendere le redini direi che sono il modo migliore. Ora vado a leggere anche l'altro post. Alla fine il tempo per leggere tutto quello che si vorrebbe risulta sempre così risicato! Ci vorrebbero giornate di 48 ore...
RispondiEliminaEeh... i giorni di 48 ore sarebbero proprio belli. Io mi accontenterei di non necessitare di così tante ore di sonno. Se non dormo almeno per 7 ore, il giorno dopo la produttività va a farsi benedire, soprattutto per quanto riguarda gli hobby.
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