Christopher Priest, The prestige


Due illusionisti del XIX secolo, Rupert Angier e Alfred Borden, danno inizio a una faida mortale, i cui effetti si ripercutono sulle rispettive famiglie a centinaia di anni di distanza. Il tutto si focalizza su un’illusione che entrambi portano sul palco, che entrambi vogliono perfezionare, attraverso sotterfugi e usando mezzi diversi, scatenando delle inaspettate conseguenze...

Per chi fosse interessato, questo libro è edito in Italia da Miraviglia con titolo The prestige.


Trattasi di romanzo storico con cornice con una componente fantascientifica
. A tal proposito, al momento, nel catalogo della casa editrice Orion appare nella collana Sci Fi Masterpieces, come a volerlo chiaramente incanalare in un genere. L’elemento fantascientifico emerge a seconda parte già bene avviata ed esplode verso la fine. Non è una presenza prepotente, ma penso sia utile metterne a conoscenza i potenziali lettori.

Il romanzo è a cornice: si apre e si chiude nel presente, dove incontriamo i pronipoti di Angier e Borden; all’interno della cornice, Borden ci racconta la storia nel proprio memoriale e Angier nei propri diari.

La narrazione matura lentamente, come ci si aspetta da un libro che ricrea scritture personali per far evolvere la trama. A tratti la lettura si fa quasi tediosa. L’espediente della scrittura privata, però, è anche funzionale a confondere e depistare il lettore perché non viene scritto tutto: certe cose sono appena accennate, soprattutto nel caso di Angier, che scrive a proprio uso e consumo, e non ha la necessità di entrare nei particolari di fatti e situazioni che conosce alla perfezione.

Soprattutto nella lettura della seconda parte di The prestige mi sono, quindi, trovata a domandarmi: “Mah... cosa è che ho letto?” “Ho davvero letto così?” “Significa davvero questo?”

Inevitabilmente più le pagine scorrono, più la tensione cresce, fino ad arrivare a un finale agghiacciante.

Da The prestige fu tratto un celelbre omonimo film nel 2006:


Sinceramente, dopo aver letto il libro, non mi ispira lontanamente. Finisce sempre così, purtroppo. A volte penso che dovrei guardare prima l’adattamento cinematografico e, poi, approdare al romanzo.

Il romanzo è sicuramente intrigante e inaspettato, con qualche sorpesa che salta fuori dal cappello a cilindro di un prestigiatore, come la straordinaria partecipazione di Tesla. Consigliato a chi è pronto a leggere un inusuale slow burner in cui si commistionano più generi, non per ultimo quello fantascientifico.

See you soon cyberspace cowboy…

Bibliografia e link:
Christopher Priest, The prestige, London, Gollancz, 2004
Trailer di The prestige: https://www.youtube.com/watch?v=ObGVA1WOqyE

Commenti

  1. Il film non mi ha mai attirato e anche l'idea del libro non mi entusiasma molto. Mi piace l'idea del romanzo storico, ma è l'argomento non mi affascina più di tanto.

    Sul fatto invece se vedere prima il film o leggere il libro, di solito sono dell'idea che sia senza dubbio meglio leggere prima il libro. Solo in un caso è successo il contrario, con Il Signore degli Anelli.
    Ricordo che avevo iniziato a leggerlo ma faticavo molto. Dopo aver visto il primo film, ho letto d'un fiato tutta la trilogia, lo Hobbit e pure il Silmarillion

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Potrei scrivere che la magia e l'illusionismo sono un espediente per raccontare una storia. Vero, ma hanno uno spazio importante, quindi posso comprendere che non tutti si vogliano imbarcare in una lettura del genere, specialmente se non sono interessati.

      Per quanto riguarda libri e loro adattamenti, il problema, per quanto mi riguarda, è che dopo aver letto il romanzo, rifiuto il film a partire dal trailer e finisco per non guardare mai alcuna trasposizione.

      Elimina
  2. Ricordo di averne visto il film, del quale però non ho un ricordo esaltante. Però è singolare che un romanzo alla fine lasci al lettore quelle domande. Significa che la sua costruzione certamente non è usuale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente la struttura è inusuale. A colpire è stato soprattutto il finale. Non finisce male, non finisce bene, ma è agghiacciante soprattutto per i pronipoti dei due protagonisti.

      Elimina
  3. Il film mi era piaciuto molto, ma il libro aveva qualcosa in più. Intrigante!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il film non l'ho mai visto. Magari in un prossimo futuro... Il romanzo è particolare perché alla fine riesce a coinvolgerti anche se l'illusionismo, che rimane sempre in primo piano, è un po' un argomento di nicchia.

      Elimina

Posta un commento