Daphne du Maurier, Rebecca (Rebecca la prima moglie)

 

Una giovane donna senza nome si trova a Monte Carlo a fare da dama di compagnia a una grossolana signora americana. Qui incontra il facoltoso gentiluomo inglese Maxim de Winter, uomo misterioso dal quale rimane affascinata e di cui si innamora repentinamente. Da parte sua, Maxim sembra prendere in simpatia la ragazza e la convince a convolare a nozze. Dopo qualche settimana trascorsa in Italia, i due si stabiliscono nella di lui magione in Cornovaglia, Manderley. Qui la nuova Mrs de Winter si scontrerà con il fantasma della precedente moglie di Maxim, Rebecca, morta tragicamente e ancora presenza viva nella memoria di tutti, figura che sembra tormentare lei e ostacolare qualsiasi possibilità di serenità coniugale con il marito.

Questo romanzo è edito in italiano, per i tipi de Il Saggiatore, con titolo Rebecca la prima moglie.


Seppure a ritmo di lumaca, sono finalmente riuscita a terminare questo libro che è considerato il capolavoro della du Maurier. L’ho recuperato in una splendida edizione del 1978 della Gollancz: un libro in legatura rigida che contiene anche Jamaica inn, Frenchman’s creek e My cousin Rachel.

Di questa autrice lessi altri due romanzi di cui scrissi precedentemente:
The house on the strand (La casa sull’estuario)
Jamaica inn

Mi ero conservata questo titolo negli anni perché è ritenuto il migliore della scrittrice. Credo che questa opinione sia giustificata, tuttavia La casa sull’estuario rimane il mio libro preferito della du Maurier, sia per la storia che per le dinamiche del viaggio nel tempo e anche per la scrittura.

Per quanto riguarda la storia raccontata in Rebecca, confesso che una parte consistente del mistero l’avevo intuita sin dall’inizio, grazie ai miei trascorsi di lettrice delle opere di Shirley Jackson. D’altra parte, non avevo indovinato quale sarebbe stata la rivelazione alla fine del capitolo XXVI.

Romanzo di grande atmosfera nella prima parte in cui l’autrice spende pagine e pagine a descriverci Manderley, a farci sentire la presenza di Rebecca in ogni stanza, a farci dubitare della lucidità della protagonista, che si sente sempre più schiacciata dal personaggio di Rebecca, in buona misura anche a causa della governante, Mrs Danvers, attaccatissima alla precedente padrona di casa e piena di risentimento nei confronti dell’attuale Mrs de Winter.

La du Maurier lavora lentamente al climax, fa in modo che la tensione e la curiosità nel lettore aumentino, fino a giungere all’evento che farà precipitare la situazione. La seconda parte ha un ritmo decisamente più incalzante e il lettore non riesce a staccarsi dalle pagine perché vuole sapere cosa accadrà, quali sono gli eventi che porteranno allo stato attuale delle cose, a cui era stato introdotto in apertura del libro.

Già, perché Rebecca si apre con i de Winter che si trovano in un luogo non bene identificato (forse un hotel negli Stati Uniti?) e Mrs de Winter, di cui non sapremo mai il nome proprio, che richiama alla mente una Manderley in rovina e incomincia a raccontarci la propria storia.

Tra un incipit che ci anticipa che questa storia non avrà un lieto fine di stampo tradizionale, una protagonista che viene privata dell’identità e trasformata in una narratrice, a tratti, nevrotica, le atmosfere cupe e i misteri da svelare, questo è un romanzo perfetto per l’autunno e per Halloween.

A proposito di storie adatte al periodo, sempre di Daphne du Maurier, consiglio il racconto Don’t look now che, in italiano, credo sia tradotto con il titolo del film che da esso fu tratto: A Venezia un dicembre rosso sangue. Penso che lo si riesca ancora a trovare sul mercato dell’usato nella raccolta Non dopo mezzanotte edita da Sellerio.

Da Rebecca fu tratto il celeberrimo film del 1940 di Alfred Hitchcock, Rebecca la prima moglie, con Lawrence Olivier e Joan Fontaine, che io non ho mai visto perché volevo prima leggere il libro. Direi che è arrivato anche il suo momento.

See you soon cyberspace cowboy…

Bibliografia e link:

Daphne du Maurier, Rebecca, in Ead, Four great Cornish novels. Jamaica inn. Rebecca. Frenchman's creek. My cousin Rachel, London, Gollancz, 1978, pp. 191-465
Scrissi di The house on the strand qui: https://ludo-ii.blogspot.com/2013/06/viaggi-nel-tempo-daltri-tempi.html
Scrissi di Jamaica inn qui: https://ludo-ii.blogspot.com/2014/02/le-mie-illusioni-perdute-e-i-libri-del.html

Commenti

  1. Di Rebecca ho visto il film di Hitchcock (bellissimo!!) e anche quello più recente di Netflix (carino ma ho preferito l'altro) e spero un giorno di recuperare il libro! che dalla tua recensione sembra davvero bello!

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    1. Adesso anche io desidero vedere il film di Hitchcock.

      Penso che il libro sia una lettura di grande atmosfera... sinistra atmosferea.

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  2. Io adoro il film di Hitchcock e ho una vera passione per Lawrence Olivier.
    Mi sono persino comprata anni fa il DVD del film.

    Mi hai fatto venire tanta, tanta voglia di leggere il libro.
    Un altro volume da aggiungere decisamente alla wishlist, aiuto!

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    1. Lawrence Olivier fu sicuramente un attore molto dotato e dotato anche di una certa aura di mistero.

      Dopo aver letto il libro, vorrei anche io vedere il film.

      Il romanzo te lo consiglio sicuramente... certo ci allontaniamo un po' dai periodi storici a cui ti stai dedicando tanto ultimamente.

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  3. Ciao Ludo! Come stai? Ma lo sai che adoro da sempre questo romanzo? Ho praticamente divorato tutto quanto scritto da questa autrice, molto anche in lingua originale perché mi sembra abbia quel quid pluris che si perde un po' nella traduzione, che però riesce a trasmettere il fascino, il mistero e la cupezza delle vicende sempre un po' torbide e complesse. Devo dire però che il romanzo che più mi piace della Du Maurier è "Jamaica Inn"... mi è sempre piaciuta indicibilmente l'atmosfera !

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    1. Ciao Endi! Sto bene. Super impegnata sul lavoro ultimamente, ma, da un certo punto di vista, suppongo di dover essere grata per questo.

      Jamaica inn fu il secondo romanzo che lessi dell'autrice e devo riconoscere che le atmosfere sono davvero inquietanti. Mi ricordo che l'autrice Rose Melikan ne fu ampiamente ispirata per il suo romanzo Il codice Blackstone.

      Come scritto nel post, La casa sull'estuario rimane il mio preferito perché rientra esattamente nel mio genere, è proprio nelle mie corde.

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