Diego De Silva, Non avevo capito niente


Cioè, l'ho adorato...
Prendete la persona più simpatica che conoscete. Poi quella più intelligente. Adesso quella più stupida e infantile. Pià generosa. Più matta. Mescolate bene. Ecco, grosso modo, il  protagonista di questo libro.
Un po' Mr Bean, un po' Holden, un po' semplicemente se stesso, Vincenzo Malinconico è un avvocato semi-disoccupato, un marito semi-divorziato, e soprattuto un grandioso, irresistibile filosofo naturale. Capace di dire cose grosse con l'aria di sparare fesserie, di parlarci di camorra come d'amore con la stessa piroettante, alogica, stralunatissima forza, Malinconico ci conquista nel più complesso dei modi: facendoci ridere.
(Dal retro della mia edizione.)

La sinossi, qui sopra, dice tutto il necessario in modo particolarmente accattivante e avrei voluto partorirla io.

Devo ringraziare, ancora una volta, Nina Pennacchi per avermi fatto conoscere Non avevo capito niente grazie a un accenno in questo post.

Vincenzo Malinconico, di professione avvocato, non particolarmente interessato al successo nel lavoro, intelligente, senza alcuna aspirazione a essere brillante, privo di stimoli che lo incoraggino a usare le proprie capacità per essere la versione migliore dell'uomo che è, sta per avere la propria esistenza sconvolta dall'arrivo di un caso che potrebbe fargli fare carriera e di un amore inaspettato...

«Malinconico ci conquista nel più complesso dei modi: facendoci ridere.»
E deve essere vero per forza, perché Vincenzo sarà anche un uomo piacente (viste le bellezze che ha per quasi-ex-moglie e interesse romantico,) colto e perspicace, ma sembra spesso rivestito da un impermeabile di mediocrità e attitudine al tirare a campare che... ti potrebbero fare cascare le braccia! In realtà, però, questo miscuglio lo rende irresistibilmente umano e il fatto che faccia ridere conquista.

Di quanto l'avvocato Malinconico e il libro mi abbiano fatta ridere avevo già accennato qui. Nella realtà gli uomini non mi devono far piangere, ma che mi facciano ridere — sarò sincera — non è una caratterisitca che mi attragga più di tanto, eppure... Eppure di Vincenzo mi sono innamorata, meglio: se fossi stata dentro al libro, me ne sarei innamorata, invece nella vita reale, con una persona come lui, mi sentirei inadeguata.
Se fossi Nives (la sua quasi-ex-moglie) non gli resisterei nemmeno io;
se fossi Alagia e Alfredo (i suoi figli) lo adorerei anch'io;
se fossi Alessandra Persiano (a sorpresa, un nuovo interesse sentimentale) neanche io riuscirei a combattere contro l'innamoramento.

Praticamente non ho detto niente, ma non c'è altro da dire. Probabilmente se riuscissi a scrivere in modo puntuale e pungente come la persona che ha scritto la sinossi di questo romanzo per Einaudi, sarei riuscita a essere più incisiva in questo post.

Esistono dei seguiti a questo romanzo, dai quali, per ora, mi tengo lontana perché ho il terrore di non trovarvi la stessa magia che mi ha soggiogata in Non avevo capito niente.

@Nina (se dovesse passare di qui) Visto che li hai letti, mi potresti lasciare qualche parola o commento su La donna di scorta e Mancarsi sempre di De Silva?   

Bibliografia e URL:
Diego De Silva, Non avevo capito niente, Torino, Einaudi, 2014
Post di Nina Pennacchi in cui si accenna a Non avevo capito niente: http://ninapennacchi.blogspot.it/2014/04/voglio-guardare.html
Post dedicato alle mie 'corse' recenti in cui parlo anche di Non avevo capito niente: http://ludo-ii.blogspot.co.uk/2014/05/condividendo-le-mie-maratone-o-quando.html  

Commenti


  1. E che te lo dico a fare che aspettavo con trepidazione questa tua recensione?
    Sono così felice di condividere con te questo "innamoramento" letterario :D
    ♥Vincenzo♥

    >> Esistono dei seguiti a questo romanzo, dai quali, per ora, mi tengo lontana

    Ecco, secondo me fai bene :'(
    Io li ho letti, sulla scia del tuo entusiasmo mi mancava l'avvocato. Il problema è che nel secondo... no, non mi è piaciuto. Vincenzo. Ecco, l'ho detto. Rimane un uomo in crisi di mezz'età, ma a differenza di "Non avevo capito niente", dove la cosa è divertente, qui si va un po' più sul cliché maschile e, proprio per questo, a mio avviso rimane apprezzabile solo da altri uomini di mezz'età, allontanandosi decisamente dai gusti di noi fanciulle.
    Il terzo invece è carino, anche perché in realtà non è un romanzo: c'è un esilissimo filo conduttore (un filo conduttore comunque piacevole) che serve a fare da cornice a ragionamenti scritti da Vincenzo al pc. Un file, un capitolo. Comunque io adoro i suoi ragionamenti, soprattutto quando si mette a fare l'esegesi delle vecchie canzoni popolari tipo quelle della Carrà.

    >> mi potresti lasciare qualche parola o commento su La donna di scorta e Mancarsi sempre di De Silva?

    Ma certo, mi inviti a nozze :)

    In realtà, "La donna di scorta" non mi è piaciuto molto; è scritto in terza persona, forse non la più congeniale per De Silva. Lo stile non è quello brillante di "Non avevo capito niente"; insomma, non è scritto per far divertire in lettore, ma per farlo... sì, forse vivere insieme al protagonista la vicenda. Una premessa: il libro parla di tradimento che, quando è tradimento da parte di un "lui", mi mette a disagio. Mio limite. La trama è molto esile, è fatto più di non detto, di piccole cose, di gesti che paiono insignificanti ma che De Silva riesce a caricare di un significato tutto nascosto.
    Anche in questo, insomma, se ti capita sottomano, buttaci un occhio. Però se devi spenderci dei soldi, io mi rivolgerei ad altro.

    "Mancarsi" l'ho letto qualche tempo fa. Mi aveva dato un senso di "incompiuto". È un racconto, non un romanzo vero e proprio. Bella l'idea ma i personaggi, lui e lei, non mi erano rimasti simpatici. Niente di che, anche su questo non ci spenderei dei soldi, ma se ti capita sotto mano, non disdegnarlo.

    C'è da dire, però, che se leggi un libro di De Silva qualcosa da salvare c'è sempre. Per me, almeno.

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  2. Per ora proprio non ho il coraggio di prendere in mano i seguiti di Non avevo capito niente.

    La donna di scorta e Mancarsi mi ispiravano molto, ma per fortuna non ritornerò in Italia per lungo tempo, tempo in cui potrò riflettere sul da farsi.

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  3. Siccome sono una schifosissima addicted... l'ho comprato.
    diciamo che il buon proposito numero uno del 2014 è andato a farsi benedire ancora prima della metà dell'anno.
    quando lo leggo torno. :)

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  4. @Manuela Allora spero proprio che ti piaccia e che ti faccia ridere... anche se, non è detto. Mi sembri una persona molto sensibile quando leggi e, visto che non sei riuscita a percepire Ti ricordi di me? come chick-lit, non so che effetto possano farti alcune elucubrazioni di Vincenzo su argomenti seri e mali della società. Mi dirai... Puoi sempre reinserirlo sull'usato, al massimo.

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  5. Spero anche io che ti piaccia, Manu, e non vedo l'ora di conoscere la tua opinione. Per la questione che ognuno sente i libri a modo suo, in effetti io non ricordo di non aver riso molto, ma di aver sorriso (in modo... Malinconico :D ) un sacco di volte.

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  6. @Elisa Se lo leggerai, poi, mi dirai se ti ha fatta ridere.

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  7. Ecco, io Vincenzo l'ho conosciuto per caso, l'estate scorsa, non so come mi sia capitato tra le mani. E l'ho adorato, mi ha fatta ridere, mi ha conquistata. E a me che sono napoletana mi ha fatto morire il modo in cui De Silva è in grado di descrivere la gestualità tipica di noi napoletani: ho riconosciuto ogni gesto, me l'ha fatto vedere con una naturalezza che non ho mai trovato altrove. Però come te sono ferma a Non avevo capito niente, non ho ancora il coraggio di continuare. Ma lo farò, lo so.

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  8. @Girasonia76 Per Vincenzo ho una di quelle cotte letterarie allucinanti, che ha finito per influenzare anche il mio modo di rapportarmi al mondo sensibile con cui ho a che fare tutti i giorni. Basti pensare che a Manchester ho insistito per andare al Burger King a prendermi uno Whopper.

    Non volendo continuare la serie, sto considerando la possibilità di leggere altri libri di De Silva.

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  9. Letto e apprezzato qualche anno fa.

    (La mia citazione preferita: "Certe volte penso, ma lo penso veramente, che bisognerebbe piantarla con questa storia del parlare. Perché tanto non serve a niente. Non è questione di capirsi, fare fatica a ritrovarsi nelle cose; non è questo. È che nessuna conversazione regge l'argomento per più di un paio di battute; è la pertinenza, il problema").

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  10. @locullo Questo libro è talmente pieno di meravigliose elucubrazioni mentali che ho presto reputato inutile segnarmele. Quando voglio riscoprirne qualcuna, semplicemente apro il romanzo a caso.

    «[...] nessuna conversazione regge l'argomento per più di un paio di battute; è la pertinenza il problema.»

    Classico pensiero da Vincenzo. Se, però, queste cose le dicesse ad alta voce, magari in un dialogo con me, finirei per non rispondergli neanche e mi incanterei ad ascoltarlo in un monologo.

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