Dublino

È da quasi tre anni che vivo a Dublino.

Mi trasferii in Irlanda dopo aver lasciato l’Inghilterra, in piccola parte a causa della BrExit e soprattutto perché avevo bisogno di un cambiamento: non avevo trovato quello che cercavo, non ero riuscita a centrare alcuni obiettivi lavorativi e, per quanto tentassi, non ottenevo le opportunità che desideravo, quindi era giunto il momento di cambiare aria.

Ha'penny Bridge

Negli ultimi mesi anche l’Irlanda e la capitale, in particolare, sono stati travolti dalla pandemia. Il Coronavirus ha iniziato a prendere prepotentemente piede nella prima metà di marzo e si sono susseguite le chiusure e le restrizioni al movimento e all’assembramento delle persone. Qui le misure non sono mai state rigide come in Italia. Oltre che per comprovati motivi di lavoro, urgenza e per l’approvigionamento di cibo e medicinali, si è sempre garantita la possibilità di fare dell’esercizio fisico nel raggio di due chilometri dalla propria abitazione. I parchi sono rimasti aperti e poterci andare, la mattina presto, per una bella camminata e per respirare un po’ di aria fresca è un sollievo.

Grangegorman TUD Campus

Dal 5 maggio il raggio per gli spostamenti consentiti si è allargato a cinque chilometri. Per la prima volta dal 12 marzo mi sono incamminata verso il centro, con la macchina fotografica alla mano. Sono uscita prima delle 6, così da incontrare meno gente possibile e riuscire a fotografare strade e ponti deserti, così come gli esterni degli edifici e dei monumenti senza i soliti gruppi di persone in sosta o di passaggio.

Trinity College

Devo ammettere che queste settimane trascorse in casa sono state meno dure di quanto mi aspettassi. Sono stata fortunata: da un lato ho avuto molto tempo per riflettere sulla mia situazione, per fare il punto sulla mia vita da quando ho deciso di vivere all’estero; dall’altro ho superato il blocco del lettore, ho studiato, ho scritto, mi sono rilassata...

Grafton Street

Per quanto riguarda la mia esistenza all’estero, lungi dall’essere io un cervello in fuga, non mi ha dato le soddisfazioni lavorative che speravo di ottenere.

Si è fatta di nuovo largo la voglia di cambiamento e, nonostante i tempi difficili che ci aspettano, sto considerando l’idea di lasciare l’Irlanda e tornare in Italia (quando sarà possibile farlo con relativa semplicità.)

Inizialmente avevo lasciato il mio paese perché non riuscivo a trovare lavoro nel settore che mi interessava. All’estero ci sono riuscita solo in parte, non nei ruoli che desideravo e, soprattutto, senza possibilità di crescita. Su questo punto il dibattito è ancora aperto nella mia testa... vedremo cosa porteranno i prossimi mesi. 

Bewley's non riaprirà più

In questi ultimi tre anni mi sono spesa molto sul lavoro a discapito di altri aspetti che sono sempre stati importanti nella mia vita, ma... con quali risultati? Fino a che punto ne è valsa la pena?

Temple Bar

See you soon cyberspace cowboy...

Commenti

  1. Ciao Ludo,
    come ti dicevo, io ho fatto smart-working e direi che non ho avuto grandi problemi con questa nuova modalità.
    Nonostante questo però anch'io mi sono interrogata molto su quante energie io abbia speso per il lavoro e quanto poco sia stata ripagata.
    Inoltre mi sono dovuta arrendere all'evidenza che le persone con cui lavoro umanamente valgono proprio poco e questa forse è stata la cosa più dura da digerire.
    Ora vado a curiosare un po'! Mi ero persa un sacco di post, non mi sono più arrivate le notifiche mi sa...
    Elisa

    RispondiElimina
  2. @Elisa
    Ciao Elisa,

    spero che tu riesca a conquistare presto qualche soddisfazione sul lavoro.

    Negli ultimi tre anni non sono stata presente su questa piattaforma. Trasferirmi in Irlanda ha comportato tanti cambiamenti lavorativi e domestici (vivo con la mia padrona di casa), non sono riuscita a ritagliarmi molto tempo per le mie passioni e quando ci riuscivo non ne godevo appieno. Spero di correggere un po' il tiro.

    RispondiElimina
  3. Ciao, Ludo. Ho letto questo tuo aggiornamento sulla situazione attuale.
    Ho sempre invidiato le persone che hanno avuto il coraggio di partire, rispondere al bisogno di raggiungere un paese oltre confine e tentare di costruire un progetto. Sento però diversi che provano, capitolare e decidere di tornare. Cos'è che non funziona realmente? Ti andrebbe di rispondere a una mia intervista sul mio blog? Mi piacerebbe raccontare soprattutto cosa significhi adattarsi a una nuova situazione, cominciare una nuova vita, cercare di integrarsi, ecc.

    RispondiElimina
  4. @Luz Ciao,

    per quanto mi riguarda ho sempre voluto lavorare nel campo dei beni culturali e della ricerca. In Italia di opportunità ce ne sono poche e sono difficili da ottenere. L'estero era l'unica strada e, negli ultimi sette anni, ho fatto molto nel settore dei beni culturali, ma non nell'ambito specifico che avrei voluto.

    Mi farebbe piacere rispondere a una tua intervista. Se vuoi contattarmi con le specifiche, puoi usare la maschera nella barra laterale, in alto a sx della homepage.

    RispondiElimina
  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  6. Non sai come ti capisco, anche io sono stata per un po’ in Inghilterra, ma non sono riuscita a trovare “il mio posto” vuoi per le abitudini, vuoi per le altre situazioni lavorative e di crescita, anche le mie sarebbero state molto diluite nel tempo, se ci fossero state. Non rimpiango nulla. Ma il dispiacere rimane perchè rimane quella grande volontà e passione frustrata dale occasioni, difficili da creare dal nulla.
    Tieni duro, niente è mai buttato.

    RispondiElimina
  7. @Endi
    Neanche io rimpiango l'essermi trasferita all'estero. Forse avrei dovuto essere più preparata e consapevole prima di partire però.

    RispondiElimina
  8. Ammiro tantissimo chi desidera trasferirsi all'estero lo fa davvero. Ho visitato un milione di volte il Regno Unito, più per lavoro che per svago (l'Irlanda mai, ahimé) e credo che, dopo l'Italia, sia il paese in cui mi sento più a casa. Purtroppo il mio medico non è molto felice quando gli racconto che mi sono ammazzato di roba fritta e birra scura.

    RispondiElimina
  9. @Obsidian M Anche io mi sento molto 'a casa' in Inghilterra, molto più che in Irlanda, a dire il vero.

    RispondiElimina

Posta un commento