La cattività londinese di Canaletto

C'è sempre qualcosa di nuovo da imparare e, di recente, ho scoperto che il pittore veneziano Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto, trascorse del tempo in Inghilterra. Londra divenne, infatti, la sua residenza principale dal 1746 al 1755.



Un titolo decisamente altisonante per una mostra che documenta parte dell'opera di Canaletto in Inghilterra, attività indirizzata a celebrare quella parte della 'nazione' che, dopo che i francesi avevano iniziato a organizzare un esercito per riportare i giacobiti sul trono inglese, aveva completamente cessato di visitare il continente e, quindi, l'Italia nel corso del Grand Tour. Anche a Venezia, infatti, la gran parte degli introiti del Canaletto proveniva da danarosi inglesi che desideravano riportare in patria le vedute della celebre città italiana, quando le commissioni non arrivavano direttamente dalle Isole britanniche da parte di coloro che volevano far credere di aver visitato l'Italia.

Un paio di anni dopo l'arrivo dell'artista italiano, il pericolo giacobita era svanito (Trattato di Aix, 1748) e l'Inghilterra si preparava a vivere un periodo di pace (e di relativo benessere,) mentre gli inglesi incominciarono a sviluppare un forte orgoglio nazionale. Orgoglio che diede vita a opere come il Messiah di George Frideric Handel (naturalizzato inglese) e Rule Britannia di Thomas Arne (maestro e amico, tra l'altro, di Charles Burney, padre della scrittrice Frances,) e, sul fronte edilizio, come il Westminster Bridge progettato dall'architetto svizzero Charles Labelye. Quale terreno più fertile per Canaletto che era stato invitato a Londra proprio per dipingere Westminster Bridge?

Se Canaletto celebrò l'Inghilterra e, in particolar modo, i suoi committenti, gli inglesi hanno trovato il modo di auto-celebrarsi attraverso Canaletto con questa piccola mostra itinerante in tre tappe: Compton Verney (Warwick, Warwickshire), Holburne Museum (Bath, Somersetshire), Abbot Hall (Kendal, Cumbria.)



Se un giorno d'inverno una viaggiarice
 
Abbot Hall, Kendal


Non potevo, naturalmente, farmi sfuggire l'occasione di visitare questa esposizione alla sua ultima fermata, visto che era proprio nella mia remota contea (mai visitata, per altro, da Giovanni Antonio Canal.)

Fu così che in una mattina di inverno, in una Kendal innevata, mi sono recata alla Abbot Hall, piena di curiosità...

Ho accennato sopra al fatto che Canaletto decise di attraversare la Manica a causa del Westminster Bridge. Tra i fautori e finanziatori di questa grande opera di ingegneria c'era Sir Hugh Smithson (successivamente primo Duca di Northumberland,) che invitò l'artista italiano in Inghilterra per dipingere il ponte, così da poter celebrare se stesso e il proprio contributo alla crescita della metropoli londinese.

Westminster Bridge ha finito per diventare il soggetto più frequente nell'attività londinese di Canaletto.

Canaletto, London. a view through an arch Westminster Bridge, 1750 ca,
Royal Collection Trust/©Her Majesty Queen Elizabeth II 2015

Nei disegni e nei dipinti di Westminster Bridge, così come di Londra, Canaletto non manca di abbellire i propri soggetti, modificandone forme e decorazioni e aumentandone le dimensioni falsandone la prospettiva. Da sottolineare, poi, che il pittore non riesce a fare a meno di guardare a Londra con occhio italiano, veneziano. Se si mettono a confronto i suoi lavori con quelli di contemporanei inglesi, si noterà che l'uso della luce, quindi la luminosità complessiva, differisce nelle vedute dell'uno rispetto a quelle degli altri. Ancor più interessante è che Canaletto dimostra di non interessarsi e non conoscere i soggetti umani che vengono a occupare i suoi lavori: gli capita di fare un uso casuale di barche e soprattutto dei barcaioli che le occupano, mentre gli artisti locali li ritraggono, per esempio, mentre svolgono le proprie mansioni, quelle di cui era testimone ogni giorno l'abitante di Londra. 

Samuel Scott, An arch of Westminster Bridge, 1751 ca, ©Tate

Ciò non toglie che l'arrivo di Canaletto sul panorama londinese abbia lasciato, in qualche modo, un segno nella comunità artistica, a incominciare dalle sue raffigurazioni ariose della metropoli che ispirano i locali a rappresentare la Londra dei grandi spazi, fino ad arrivare a reinterpretazioni stravaganti...

Canaletto, London: the Thames from Somerset House Terrace
towards the City
, 1750-51 ca, Royal Collection Trust/©Her Majesty
Queen Elizabeth II

William Marlow, The London riverfront from Westminster to the
Adelphi
, 1771-72,
© Museum of London



William Marlow, Capriccio: St Paul's and a
Venetian canal
, 1795 ca, ©Tate
La 'cattività' londinese di Canaletto si caratterizzò soprattutto nella rappresentazione di grandi opere architettoniche, quali il già citato Westminster Bridge, il Greenwich Hospital (completato nel 1742) e la New House of Guards (completata nel 1759), ma esistono anche delle tele raffiguranti parchi e giardini, noti all'epoca soprattutto per gli svaghi mondani che offrivono. Ne è un esempio il quadro della passeggiata ai Vauxhall Gardens:

Canaletto, The grand walk in Vauxhall, 1751 ca, © Compton Verney

E i Vauxhall gardens dovrebbero essere familiari a tutti coloro che apprezzano la letteratura georgiana o i romanzi ambientati nel periodo georgiano. Si trovano in Cecilia della citata sopra Frances Burney, così come in tantissimi e più recenti romance e commedie di maniera le cui trame si dispiegano nel periodo regency.

Pongo fine al post, scrivendo che l'esposizione alla Abbot Hall mi ha permesso di scoprire qualcosa di nuovo, anche se, purtroppo, le opere in mostra erano davvero pochine.

See you soon cyberspace cowboy.  

Bibliografia e URL:
Celebrating Britain. Canaletto, Hogarth and patriotism, ed. by Steven Parissien, London, Paul Holberton, c2015
Pagina dedicata alla mostra sul sito della Abbot Hall: http://www.abbothall.org.uk/exhibitions/canaletto-celebrating-britain
Sito della galleria Compton Verney: http://www.comptonverney.org.uk/ 
Sito dell'Holburne Museum: http://www.holburne.org/ 
Sito della Abbot Hall: http://www.abbothall.org.uk/  

Commenti

  1. Cara Ludo, finalmente torni a scrivere.
    Questo tuo articolo mi fa ripensare alle diverse volte in cui ci si pone davanti l'apprezzamento degli "stranieri" verso i nostri patrimoni, siano essi naturali o d'arte. Mi sarebbe piaciuto nascere in un paese che punta verso la celebrazione delle proprie ricchezze. Gli inglesi lo hanno fatto tante volte e credo guardino a noi italiani con un sorriso bonario per la nostra pressoché totale mancanza di volontà nel fare altrettanto.

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  2. @Luz Sarò un po' pungente e dirò che gli inglesi tendono a guardare soprattutto nel loro orticello. Non credo — sinceramente — si rendano conto del modo in cui gestiamo i nostri beni culturali e, soprattutto, non importa loro affatto.

    Facendo, ora, delle considerazioni più serie, posso dire che è fuorviante cercare di fare paragoni perché, di base, la gestione dei beni culturali nell'uno e nell'altro paese è totalmente diversa. Nel Regno Unito la maggior parte dei beni culturali è gestita (e posseduta) da privati o enti privati (soprattutto enti di beneficenza,) mentre in Italia la stragrande maggioranza del patrimonio culturale è gestita dallo Stato o da enti pubblici. Questa diversità di gestione non è da sottovalutare perché comporta delle differenze abissali che non permettono paragoni.

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  3. Credo che la bellezzza delle opere del Canaletto "valga la messa" specialmente perchè credo che la sua visione dei paesaggi inglesi sia da vedere se si amano le sue "viste".

    Spiace che siano poche opere, ma sono comunque un pò invidiosa ...
    xo
    Endi

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  4. @Endi Nonostante le poche opere, è stato interessante vedere un lato non conosciuto di Canaletto.

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  5. Davvero interessante! Anche per me è una scoperta che Canaletto avesse vissuto e lavorato in Inghilterra.
    Tra l'altro opere molto belle ma diverse da quelle a cui siamo abituate.
    Grazie Ludo per questa chicca :-)

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  6. @Elisa
    Ricordo che, durante quella visita, scoprii che tantissime delle opere del periodo inglese di Canaletto sono finite nelle collezioni reali.

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