Alice Basso, L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

La freschissima estate cumbriense, per quanto sia più sopportabile di quella che sta stroncando con il caldo torrido le persone che si trovano in Italia, fa prosperare virus di ogni genere. Io, infatti, sono stata malata: tre giorni e mezzo pessimi, di cui non riesco a dimenticare nausea, giramenti di testa, spossatezza... Speriamo di esserci lasciata tutto questo definitivamente alle spalle. Nei due giorni seguenti di convalescenza, però, qualcosa di buono ho combinato: ho letto.

Alice Basso, L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome

Dietro un ciuffo di capelli neri e vestiti altrettanto scuri, Vani nasconde un viso da ragazzina e una innata antipatia verso il resto del mondo. Eppure proprio la vita degli altri è il suo pane quotidiano. Perché Vani ha un dono speciale: coglie l'essenza di una persona da piccoli indizi e riesce a pensare e reagire come avrebbe fatto lei. Un'empatia profonda e un intuito raffinato sono le sue caratteristiche. E di queste caratteristiche ha fatto il suo mestiere: Vani è una ghostwriter per un'importante casa editrice. Scrive libri per altri. L'autore le consegna la sua idea, e lei riempie le pagine delle stesse parole che lui avrebbe utilizzato. Un lavoro svolto nell'ombra. E a Vani sta bene così. Anzi, preferisce non incontrare gli scrittori per cui lavora.
Fino al giorno in cui il suo editore non la obbliga a fare due chiacchiere con Riccardo, autore di successo in preda a una crisi di ispirazione. I due si capiscono al volo e tra loro nasce una sintonia inaspettata fatta di citazioni tratte da Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck. Una sintonia che Vani non credeva più possibile con nessuno. Per questo sa di doversi proteggere, perché, dopo aver creato insieme un libro che diventa un fenomeno editoriale senza paragoni, Riccardo sembra essersi dimenticato di lei.
E quando il destino fa incrociare di nuovo le loro strade, Vani scopre che le relazioni, come i libri, spesso nascondono retroscena insospettabili. Proprio ora che ha bisogno di tutta la sua concentrazione. Perché un'autrice per cui sta lavorando è stata rapita e la polizia vuole la sua collaborazione. C'è un commissario che ha riconosciuto il suo talento unico e sa che solo lei può entrare nella mente del sequestratore.
Come nel più classico dei romanzi, Vani ha davanti a sé molti ostacoli. E non c'è nessuno a scrivere la storia della sua vita al posto suo: dovrà scegliere da sola ogni singola parola, gesto ed emozione.

(Sinossi riportata sul sito della casa editrice Garzanti)

Che scrivere? Che questo libro è partito facendomi prudere le mani. Come da sinossi, Vani aiuterà Riccardo e lo farà con una trovata grandiosa, ma che si fa beffa di diritti d'autore, diritti morali, diritti delle case editrici... Neanche un cenno al fatto che la brillante soluzione che la protagonista del romanzo della Basso tira fuori dal cilindro comporta dei rischi legali. Perché? E per certe cose io non voglio neanche lontanamente sentire parlare di licenza letteraria... 

Proseguendo la lettura, però, ho finito per appassionarmi, tant'è vero che ho smesso di guardare alle caratteristiche formali dell'opera e ho incominciato a 'invidiare' Vani perché può permettersi di magiare male e restare magra, perché è una ghostwriter dotatissima, perché pare proprio faccia breccia nei cuori mashili con una certa facilità... Ho anche preso una cotta per il commissario Berganza, naturalmente, e via dicendo. Sono, insomma, passata da un approccio critico a uno da fangirl.

Confessato quanto sopra, non posso esimermi dallo scrivere, però, che la trama gialla mi è sembrata più che altro funzionale a mettere in risalto alcune doti e qualità umane della protagonista. Penso che qesto romanzo, inoltre, soffra di sindrome da Numbers (la serie televisiva) per cui sembra che, ultimamente, se un personaggio ha un talento spiccato nel fare una cosa, di qualunque cosa si tratti, il personaggio in questione diventa anche imbattibile come collaboratore della polizia nella risoluzione di indagini di ogni genere.

Proprio la sindrome da Numbers, secondo me, ha portato tanti ad accostare Vani all'Alice dei libri della Gazzola. Quest'ultima non sarà una cima della medicina legale, però ha passione e anche talento, a modo suo, cosa che la porta a essere sempre d'aiuto nelle indagini condotte dal commissario Calligaris. E per il resto ci si può lasciare andare alle elucubrazioni più disparate: Alice Basso potrebbe essere la ghostwriter di Alessia Gazzola, Alessia Gazzola potrebbe aver usato lo pseudonimo di Alice Basso per lanciarsi in una nuova avventura o, forse, l'autrice di questo romanzo è una rediviva Bruna Bianchi/Una Chi...

See you soon cyberspace cowboy...  

Bibliografia e URL:
Alice Basso, L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Milano, Garzanti, 2015
Pagina dediata al romanzo di Alice Basso sul sito Garzanti: http://www.garzantilibri.it/default.php?page=visu_libro&CPID=3247 

Commenti

  1. Io sono sempre rimasta in sospeso su questa esistenza reale o presunta dei "ghostwriter". Ritendola una trovata pubblicitaria - vedasi il caso Elena Ferrante - e nulla di più. Se l'editoria ha bisogno di questi mezzucci per emergere, beh...
    Diverso il discorso se il ghostwriter è il personaggio di un romanzo, allora possiamo permetterci indulgenza e perfino appassionarci alla storia.
    Concordo sull'eccessivo proliferare delle sceneggiature a carattere poliziesco - il solo genere che va per la maggiore in tv - che attingono anche a personaggi che fino a poco tempo fa nulla avevano a che vedere con quel mondo. Possibile che faccia breccia l'assassinio e il percorso di risoluzione di un caso? Probabilmente perchè in fondo nulla è rimasto da raccontare...

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  2. @Luz Credo che i ghostwriter esistano, anche se forse non sono esattamente figure come Vani o altre di cui leggiamo.

    Eh, si potrebbe condurre uno studio sul perché il poliziesco piace tanto... chissà cosa si scoprirebbe.

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  3. @Ludo
    Ciao Ludo! Sei tornata e vedo anche in forma!
    Ti dirò non sono una grandissima fan della Gazzola, ma ti concedo assolutissimamente il fatto che compensi in entusiasmo quanto difetti in altro, indi per cui potrei anche essere interessata alla storia della Basso, ma un pò il mio entusiasmo per questo romanzo è sfumato... sono emersa dalla lettura di tre romanzi brutti (ma brutti brutti brutti) per cui non me la sento di affrontare questa storia, che non leggerei con la giusta prospettiva, mi sa...

    Ah... alla fine ho letto il terzo romanzo della Bilotti ... mah...me non tanto soddisfatta ...

    @Luz
    Vero, il proliferare di questo romanzi rendono le trame tutte uguali, ridondanti e scontate e provo nostalgia per quei bei gialli del passato... Biggers, Christie, Doyle... perchè i contemporanei non mi appassionano ? Mah...

    Xo
    Endi



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  4. I Ghostwriters? Sono sicuro che esistono. Non si spiegherebbe altrimenti l'esistenza di certi grossi nomi che riescono a pubblicare un libro all'anno da trent'anni...

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  5. @Endi Secondo me Endi, quello della Basso potrebbe anche piacerti. L'ho anche trovato scritto bene... forse la scrittura è anche un tantinello auto-celebratoria... hai presente Cicerone? Ma sto diventando fin troppo pungene.

    Cosa ti posso dire, invece, della Gazzola? Non posso fare alcuna osservazione critica, in vero, perché tendo a leggerla solo per Claudio e Alice.

    Endi, la rivelazione del terzo romanzo della Bilotti per me è stato un anti-climax e qui mi fermo.

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  6. @Obsidian M Un libro all'anno? Devo introdurti ai nomi di Amanda Quick/Jayne Castle/Jayne Ann Krents e Nora Roberts/J. D. Robb: rispettivamente 3 e 4 libri l'anno!

    Per quanto riguarda i ghostwrither, come ho già specificato, secondo me esistono, ma il termine è venuto ad assumere varie sfumature. Molti 'autori' adesso dichiarano apertamente di essere stati 'assistiti' nela scrittura proprio per onestà e, forse ancor di più, per evitare polemiche. Mi riferisco, ad esempio, a personaggi come Elle e Blair Fowler, note youtuber che hanno due romanzi all'attivo.

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  7. Per amor di onestà bisogna riconoscere che anche autori più o meno grandi del passato producevano con alta frequenza. Penso a Balzac, Salgari, Collins, giusto per citare qualche nome.

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  8. La trama è intrigante e Vani ha anche il lavoro dei miei sogni! Aggiungerò questo libro alla mia wishlist sperando di poterlo leggere al più presto. Mi hai incuriosita tantissimo rimanendo vaga sulla trovata della protagonista per aiutare Riccardo, voglio a tutti i costi scoprire di che si tratta! Solitamente i libri italiani non mi ispirano ma questo sembrerebbe promettere bene, ti dirò di più quando lo leggerò!

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  9. @Sofàsophia Davvero ti piacerebbe fare la ghostwriter? Trovo ciò molto interessante. Mi piacerebbe conoscere qualcuno che, effettivamente, esercita la professione e mi racconti un po' del suo percorso e cosa prova nello scrivere per altri.

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  10. @Ludo

    ... cambiando un tantinino argomento... hai visto qui che copertine ? Belle belle per questa autrice che amo tanto!!!!! Tu cosa ne pensi della Du Maurier?

    http://www.virago.co.uk/daphne-du-maurier-a-writer-for-all-ages/

    I❤Virago !!!
    xo
    Endi

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  11. @Endi Sì, ho visto che la Virago ha rifatto il look alle pubblicazioni della Du Maurier. Mi piacciono, ma ti confesso di essere affezionata alla vecchia grafica:

    http://images.contentreserve.com/ImageType-100/1531-1/%7B67C17C50-4234-4682-A452-92EF284EDAF4%7DImg100.jpg

    Della Du Maurier ho letto solo due romanzi, Jamaica inn (La locanda alla Giamaica) e The house on the strand (La casa sull'estuario,) che mi sono piaciuti molto. Sto posticipando la lettura di Rebecca perché è ritenuto il suo migliore lavoro.

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  12. @Ludo

    Molto belle!!!
    Hai fatto bene ... Rebecca è molto bello, l'ho letto anni fa ma ancora l'ho ben presente ;)
    Buona serata!!
    xo
    Endi

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  13. Ragazzi, mi sono spiegata male, non ho messo in dubbio l'esistenza di questi "ghostwriters", che so essere perfino in ambito universitario (gente che scrive tesi per i neolaureandi)ma intendevo fare una riflessione sul perché un editore si senta orientato verso una scelta del genere, la pubblicazione di scrittori con nomi fittizi.
    Sto leggendo al momento un romanzo di Elena Ferrante, quando lo finirò voglio addentrarmi in questo uso degli pseudonimi nel post dedicato.

    @per Endimione e Sophia: intuisco siate giovanissime blogger, ho fatto un salto nei vostri spazi e mi complimento per la vivacità del luogo, il vostro entusiasmo trapela!

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  14. @Luz Per quanto riguarda la pubblicazione di un autore con nome fittizzi, i motivi sono tantissimi. Nel passato alcune case editrici americane stipulavano contratti che tenevano legato il nome dell'autore, quindi quest'ultimo poteva essere spinto a usare uno pseudonimo quando si sganciava dalla casa editrice iniziale e approdava a un altra. In un commento precedente ho scritto di Nora Roberts/J. D. Robb. A questa autrice americana fu consigliat di assumere lo pseudonimo J. D. Robb per la sua serie poliziesca/investigativa ambientata nel futuro per non confondere i fan che erano abituati ai suoi romance. J. K. Rowling è un caso a metà: le fu consigliato di usare le iniziali perché un nome femminile avrebbe potuto scoraggiare l'acquisto del suo libro (stiamo parlando ancora di Harry Potter e la pietra filosofale) da un pubblico maschile.

    I motivi possono essere i più diversi.

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  15. Sì sì, sui nomi fittizi si spalanca un mondo! Conserverò le mie osservazioni per quel post di cui stavamo "ragionando". Sarebbe bello un bel viaggio attraverso tutti gli scrittori e le scrittrici che hanno usato pseudonimi. Non vedo l'ora!

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  16. Se ti può consolare, mi sono ammalata pure io T_T colpa dell'aria condizionata, o forse di un virus, non lo so, fatto sta che mi sono beccata in pieno agosto qualche giorno di febbre e un raffreddore che a quanto pare si è affezionato così tanto che non vuole lasciarmi più.
    Questo romanzo l'ho adocchiato sulla rivista Il libraio, e anche se non è proprio il mio genere mi ha incuriosita. Credo potrebbe piacere a mia mamma (è lei la "giallista" di famiglia). L'argomento ghostwriter è uno di quelli che m'infervora ;) è un lavoro che non farei mai. Voglio dire, fai tu la "fatica", e il merito se lo becca un altro? No, grazie, nemmeno se venissi pagata fior fior di quattrini. Così come non mi rivolgerei mai a un ghostwriter: se c'è sopra il mio nome, dev'essere opera mia e di nessun altro. No, è qualcosa che non concepisco proprio, da nessuna delle due parti in causa. Eppure, è una realtà che esiste eccome. Mi viene in mente lo "scandalo" del romanzo di Zoella, la youtuber inglese. O a tutti i libri scritti da showgirl o personaggi dello spettacolo...

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  17. @Pamela Scusa il ritardo, ma... sono stata stroncata da un altro virus! Che 2 tomelle... eh sì, perché come altro ci si potrebbe esprimere?

    Pamela, questo romanzo è un giallo fino a un certo punto, credimi. La trama gialla è un espediente per farci conoscere la protagonista, farcela scoprire, darci l'occasione di fantasticare sui possibili sviluppi sentimentali che potrebbero accorrere nella sua vita, sia fuori dalla pagina che in un possibile prossimo volume. Magari, quindi, pensaci due volte prima di regalarlo alla tua mamma.

    Il topos ghostwriter, in ogni caso, è inrigante e quanto mai attuale. Non capisco perché ci si sia tanto scandalizzati per la storia di Zoella. Per fortuna la Penguin ha ammesso immediatamente, prima ancora che il polverone nascesse, che il libro l'aveva scritto un ghostwriter.

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  18. Ma povera Ludo!!! Devi venire a svernare qui!!!! Io per fortuna in quel dell'Irlanda ho beccato bel tempo, ma che arietta ragazzi!!!!! Ti vogliamo in forma ragazza quindi rimettiti!!!!!

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  19. Si mi piacerebbe un sacco, piacerebbe anche a me sentire la testimonianza diretta di qualcuno che effettivamente esercita questa professione. Per il momento al riguardo ho sentito poco o niente. :(

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  20. @Sofòsophia Ghostwriters venite a noi! Se avete voglia di parlare del vostro lavoro, fatevi avanti. La curiosità tra i fruitori di libri è tanta.

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