Francesca Diotallevi, Le stanze buie

Io arrivo... dopo
Partii per le vacanze nel lontano 15 settembre, quando era ancora estate e tornai in Inghilterra il 23 settembre, il primo giorno d'autunno... ci ho messo più di due settimane a riprendermi! Come spesso accade, ho trovato le ferie decisamente corte e il ritorno al lavoro è stato un piccolo trauma: levatacce, impegni su impegni, meeting. Dopo, oggi, ho deciso di tornare al blog... e, forse, era anche ora!

Immergiamoci nei misteri di una villa nella campagna piemontese post-unitaria
Dall'Italia mi sono portata in Inghilterra qualche libro (come se quelli che avessi qui non fossero sufficienti,) tra cui Le stanze buie di Francesca Diotallevi, che rientra nelle opere letterarie italiane che leggo per nutrire la nostalgia che provo per il paese natio.


Torino 1864. Un impeccabile maggiordomo di città viene catapultato nelle Langhe: per volere testamentario di un lontano zio, suo protettore, dovrà occuparsi della servitù nella villa dei conti Flores. Il protagonista si scontra così con il mondo provinciale, completamente diverso da quello dorato e sfavillante dell'alta società torinese, e con le abitudini dei nuovi padroni e dei loro dipendenti. Nella casa ci sono un conte burbero, una donna eccentrica e anticonformista, ma anche sola e infelice, un cameriere dalla doppia faccia e una vecchia che sa molte cose, ma soprattuto c'è una stanza chiusa da anni nella quale non si uò assolutamente entrare.
A partire da questo e da altri misteri il maggiordomo si troverà, suo malgrado, a scavare nel passato della famiglia per scoprire segreti inconfessati celati dal molto tempo e destinati a cambiare per sempre la sua vita.
(Sinossi riportata sulla seconda di copertina della mia edizione.)

Questo romanzo è uscito oltre un anno fa, il 23 settembre, ma, come sopra, io arrivo... dopo. Solo qualche mese fa mi decisi a ordinarlo ispirata dalla trama e dall'ambientazione tutta italiana. Quando, poi, il 28 giugno scorso lo ritrovai in una libreria di Londra, mi dissi che era arrivata l'ora di leggerlo.

Il romanzo mi è piaciuto molto. L'ho trovato ben scritto: il ritmo è particolarmente incalzante, senza che la prosa sia trascurata e le due cose, nella mia esperienza di lettrice, non vanno così spesso di pari passo. La trama è succosa: la storia si rivela più articolata di quanto potrebbe apparire e le sorprese non mancano. Buona la struttura dell'intreccio: vista la complessità della vicenda, non possono che succedere tante cose, che si incastrano tutte in modo armonioso nella narrazione, che si dilata su due dimensioni temporali (il presente, dopo i fatti, e il passato, ricordato.) L'elemento gotico è ben dosato: le atmosfere sinistre sono condite sapientemente con l'ingrediente dell'inspiegabile, ma senza mai esagerare o finire per suonare stonato, trasformandosi in letteratura paranormal. Personalmente ho ritenuto coraggiosa la scelta di un protagonista maschio e appartenente alla realtà dei domestici: da un lato ho sempre trovato misterioso come un autore possa creare un protagonista di sesso opposto al proprio (come avrà fatto Lawrence con il suo L'amante di Lady Chatterley?); dall'altro non deve essere stato facile fare ricerca sul mondo della servitù dell'Italia della seconda metà dell'Ottocento.

Quello che non ho capito e che vorrei tanto comprendere: perché in questo romanzo si usa sempre il Voi e mai il Lei?

Sono stata molto succinta e credo di essere riuscita a riassumere tutto quello che penso con poche parole e ad aver lasciato un po' di curiosità ai potenziali lettori di questo post che ancora non dovessero aver letto Le stanze buie.

E adesso, sarebbe ora che leggessi anche il racconto Il maggiordomo, che Francesca Diotallevi ha pubblicato sul proprio blog, Piccolo Sogno Antico. Sì, mi manca anche quello. Ma cosa scrivevo sopra? Io arrivo... dopo.

Bibliografia e URL:
Francesca Diotallevi, Le stanze buie, Milano, Mursia, 2013
Francesca Diotallevi annunciò l'uscita del romanzo sul proprio blog, Piccolo sogno antico: http://piccolosognoantico.blogspot.co.uk/2013/09/le-stanze-buie-il-mio-primo-romanzo.html
Mi imbattei ne Le stanze buie nell'Italian Book Shop di Warwick Street, a Londra: http://www.ludo-ii.blogspot.co.uk/2014/06/condividendo-londra-28-giugno-2014-in.html 
Il maggiordomo di Francesca Diotallevi: http://piccolosognoantico.blogspot.co.uk/2014/05/il-maggiordomo.html 

Commenti

  1. Aspettavo questa recensione, e sono contenta che ti sia piaciuto! A me piacque moltissimo, come sai. (Bello anche il racconto, BTW.)
    Si usa sempre il Voi, dici? Ricordo che quando studiacchiavo il linguaggio dell'Ottocento mi ero riletta I Promessi Sposi facendo attenzione a quel che usava Manzoni, e in effetti usava sia il Lei che il Voi. Tu la sapevi diversa la cosa? O me la sai spiegare? Mi incuriosiscono le questioni inerenti al linguaggio.

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  2. In questo romanzo si usa sempre il Voi ed è un po' strano: in Italia, la massima forma di cortesia era il Lei e il Voi indicava una maggiore familiarità. All'indomani dell'Unità d'Italia anche le quasi fidanzate continuavano a dare del Lei al futuro marito. Tra l'altro, mi sono andata a riprendere dei passi di Malombra, che si ambienta negli stessi anni sul Lago di Como, e il Lei è usato dai domestici nel rivolgersi ai signori.

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  3. Libro che vedo molto recensito e a cui non mi sono ancora accostata...forse è giunto il momento!!!

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  4. @Endimione Potrebbe piacerti: è una storia misteriosa, le atmosfere sono oscure...

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  5. Grazie per la spiegazione Ludo! La prossima volta che leggerò un libro italiano dell'Ottocento ci farò caso allora. Anche se a me, come italiana di oggi, il "voi" suona senz'altro più rispettoso e antico. Come è strano eh, che ciò che fa atmosfera in un libro possa essere, in fondo, non filologicamente perfetto; se Francesca avesse utilizzato il "lei" per me sarebbe stato, per assurdo, più difficile calarmi nel libro...

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  6. @Nina Io credo che ci sia un po' troppo abituati alla letteratura britannica e alle sue trasposizioni sullo schermo.

    Per me, invece, l'utilizzo solo del Voi in un libro italiano, ambientato in Italia, devo dire che suona strano.

    Visto, inoltre, che in Italia si usavano sia il Voi che il Lei come forme di cortesia, a seconda del grado di familiarità, si è come persa l'occasione di usare delle sfumature della lingua...

    Ma queste sono le mie elucubrazioni.

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  7. Ciao Ludo, scusa ma riesco a commentare solo adesso^^ Sono molto felice che il libro ti sia piaciuto! E, soprattutto, che ti abbia fatto sentire meno sola in terra straniera! Per la questione del voi, che bel dilemma! Credo di averlo usato con tutta questa sicurezza (ovvero non mi sono fatta venire dubbi di sorta) proprio perché, tra le mie letture sette/ottocentesche, mi sono sempre imbattuta nella forma 'voi' (penso a Goldoni, Foscolo e Carlo Chelli, per citare i primi che trovo sottomano). L'accademia della crusca però conferma: "in un romanzo
    ambientato nei secoli scorsi, bisognerebbe certamente rappresentare tutti e tre i pronomi
    allocutivi, prendendo esempio dal Manzoni, che nei Promessi Sposi - ambientati come tutti
    sanno in Lombardia tra il 1628 e il 1630 - riproduce con estrema cura, tra gli altri, anche
    questo aspetto d'epoca."
    Perciò... mea culpa. Lo terrò di certo presente se mai tornerò a scrivere qualcosa ambientato in quest'epoca. Baci

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  8. @Francesca Il romanzo, in ogni caso, l'ho davvero saputo apprezzare.

    Questa storia del Lei, tuttavia, mi ha spinta a riflettere sul fatto che, probabilmente, le case editrici italiane abbiano sempre meno risorse e, tra gli altri, sembra risentirne il lavoro di editing. Anche alle persone che seguono Stefania Bertola, all'Einaudi, è sfuggita una leggerezza clamorosa in Romanzo rosa (http://ludo-ii.blogspot.co.uk/2014/08/italians-do-it-for-better-or-for-worse.html)

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  9. Ho letto il racconto del maggiordomo, ma questo libro ancora mi manca :'(

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  10. @Muriomu Le stanze buie è un romanzo di grande atmosfera. Se ti piacciono i romanzi storici dal sapore vagamente gotico, potresti apprezzarlo.

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