A. K. Benedict, The beauty of murder


Stephen Killigan si è da poco stabilito al Sepulchre College di Cambridge in qualità di nuovo docente di Metafisica. Sta ancora cercando di adattarsi alla cittadina universitaria quando, una sera, trova il cadavere di una ragazza scomparsa mesi prima. Chiama subito la polizia, ma, quando gli agenti arrivano sul posto, il corpo è sparito e tutti si convincono che Stephen sia un visionario o che stia cercando l'attenzione dei media.

Stephen, tuttavia, sa di non essere in balia di allucinazioni e ora non può fare a meno di cercare la ragazza morta che sembra essersi volatilizzata praticamente sotto i suoi occhi, finendo inevitabilmente sulle tracce del suo assassino Jackamore Grass, un omicida freddo e calcolatore, sfuggente, elusivo e con tutto il tempo di questo mondo...

Ho scoperto questo libro sul blog di Endimione Birches, Bostonian Library, qui. The beauty of murder è stato, infatti, pubblicato in Italia, da Castelvecchi, con titolo L'assassino che viaggiava nel tempo. La Castelvecchi sta pubblicando la Trilogia vittoriana di Felix J. Palma, che io adoro, quindi mi capita di prendere in considerazione con grande interesse tutte le sue uscite perché potrebbe sempre pubblicare qualcosa che mi streghi allo stesso modo dei libri dell'autore spagnolo.


Prima di mettermi a scrivere i miei pensieri riguardo al romanzo di A. K. Benedict sono andata a rileggermi proprio la recensione di Endimione per vedere se le sue riflessioni rispecchiavano le mie o se me ne stimolavano di nuove.

The beauty of murder è un giallo caratterizzato da un elemento paranormale importante, quello del viaggio nel tempo: un assassino che viaggia nel tempo può fare affidamento su tutta una serie di mezzi che un normale omicida non ha, dando la possibilità alla Benedict di costruire un murder mystery in cui può essere un po' più originale nel trattare topoi vecchi e nuovi. Allo stesso modo un protagonista trentacinquenne, insegnante di filosofia, pieno di tatuaggi e con un passato complicato alle spalle è sicuramente un personaggio accattivante, per quanto difficile da gestire, e offre l'occasione di parlare di filosofia, naturalmente, in particolare estetica (e l'estetica in Inghilterra è intesa in modo leggermente diverso che in Italia,) libero arbitrio e determinismo.

Stephen è sicuramente riuscito a conquistare me: ho sviluppato una sonora cotta per lui, una di quelle sbandate che tendo a prendere solo per personaggi letterari perché penso mi sarebbe diffice relazionarmi con persone come il Dr. Killigan nella realtà. Scrivevo sopra che un personaggio del genere non è facile da gestire come protagonista in un romanzo: estremamente multisfaccettato, la sua struttura a cipolla viene rivelata al lettore poco a poco, ma non ai suoi comprimari, per cui a volte mi sono trovata a chiedermi come potessero l'interesse sentimentale, Lana, e la poliziotta, Jane, finire sempre per fidarsi o dargli fiducia, a parte l'attrazione che entrambe provavano per lui e una forte componente istintiva.

Oltre al post su Bostonian Library, ho dato una scorsa anche ad altre recensioni all'Assassino che viaggiava nel tempo. Qualcuno riteneva che il libro fosse scritto malissimo e tradotto anche peggio. Ora, non mi posso esprimere sulla traduzione perché ho letto l'edizione originale. Per quanto riguarda la scrittura, se si è alla ricerca di una certa armonia nella composizione di figure e tropi e di una struttura sobria e solida nella costruzione dell'intreccio, probabilmente questo libro non fa per voi ed è meglio buttarsi su qualcosa come Il cimitero di Praga di Umberto Eco (in cui non ci saranno viaggi nel tempo, ma c'è altro che può intrigare i lettori.) Leggerlo in traduzione è, poi, naturalmente controproducente perché probabilmente — ma non ne posso essere sicura — si perdono assonanze e altri giochi di linguaggio (e non mi riferisco solo ai frequenti smart ass statements che, sorprendentemente, mi hanno fatta più ridere che prudere le mani.)

Il romanzo di A. K. Benedict, alla fin fine, mi è piaciuto parecchio: l'ho trovato avvincente, particolarmente scorrevole e mi sono affezionata moltissimo — moltissimo! — a Jane, lasciata affascinare da Stephen e ho seguito con interesse Jackamore Grass, ossia i tre narratori della storia. L'autrice si è lasciata aperta la possibilità per un seguito che, da un lato, sarei curiosa di leggere, ma che, dall'altro, temo potrebbe rivelarsi una delusione senza pari. 

Bibliografia e URL:
A. K. Benedict, The beauty of murder, London, Orion Books, 2013
Post dedicato a L'assassino che viaggiava nel tempo sul blog di Endimione Birches: http://bostonianlibrary.blogspot.co.uk/2013/09/recensione-lassassino-che-viaggiava-nel.html 
Sito di A. K. Benedict: http://akbenedict.com/  

Commenti

  1. L'accenno al seguito mi perplime... guardo sempre con sospetto le Storie Che Finiscono Ma Forse No.
    Però la tua recensione è così bella, e ho così voglia anch'io di innamorarmi di un personaggio di carta, che credo la leggerò! Nel caso, ripasserò di qui per lasciare le mie impressioni...

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  2. Diciamo che il libro ha un finale misto, ma è un finale. Sappiamo, però, che Stephen ha ancora della strada da fare e che ha tutte le intenzioni di mettersi in cammino... In questo senso viene lasciato lo spazio per un seguito.

    Quanto ad amori letterari, a ognuno il suo immagino. Credo che Stephen possa tranquillamente procurare l'orticaria, in vero.

    Giallo + viaggi nel tempo + 400 pagine di smart ass statements + protagonista complesso e complessato concentrati in una trama incasinata... Se ti ispira, dagli una possibilità.

    Si trova anche in alcune biblioteche:

    http://urlin.it/54c1c

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  3. Grazie per l'interessante recensione, non conoscevo questo romanzo ma mi ispira parecchio! Lo metto subito in wishlist...

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  4. Secondo me è un bel romanzo e un buon debutto (è il primo libro della Benedict). In inglese, dovrebbe uscire in edizione economica il prossimo aprile.

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  5. Ciao Ludo!!!
    Io concordo con te quanto dici che il romanzo è una bella lettura,anche perchè - almeno secondo me - è stata veramente una ventata di aria nuova nel panorama di quest'anno.
    Non posso infatti dire di essere stata indifferente al suo fascino un pò gotico, un pò paranormale, un pò thriller :).
    Secondo me sussistevano tutti gli elementi per fare di questo romanzo un romanzo indimenticabile, ancora migliore di quello che in effetti è, verso la fine.
    Ottima recensione :)))

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  6. Sul fatto che il romanzo potesse essere migliore non ci sono dubbi.

    Quanto all'ultima parte del romanzo, credo che non sia stata un'idea molto astute inserire il climax così presto... i lettori non ci sono abituati in opera contemporanee e la lettura tende quasi a trascinarsi. Probabilmente l'ha fatto per lasciarsi aperta la possibilità di un segutio o per rendere l'opera più filosoficamente realista.

    Il prossimo romanzo della Benedict dovrebbe uscire tra un annatto. Mi chiedo che cosa sarà...

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  7. E, a proposito dell'autrice, here we go:

    http://vimeo.com/59804521

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  8. Ciao Ludo!
    ma sai che invece io non sono riuscita a godere appieno del libro? Ho trovato la storia un po' troppo lenta e durante la lettura mi sono ritrovata a distrarmi e a non seguire quel che gli occhi leggevano, perché annoiata... Ora tu e la cara Endimione mi state facendo venire il dubbio che la colpa non fosse del libro, ma mia. Magari mi trovavo in un periodo negativo per la lettura e ne ha risentito il libro che avevo tra le mani... chissà. Magari tra qualche anno gli do una nuova chance

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  9. @Girasonia76 Ciao! Non posso, ovviamente, esprimermi sull'edizione Castelvecchi perché l'ho letto in originale. Ho notato, tuttavia, che le opinioni slla versione in italiano tendono a essere negative, mentre quelle all'edizione originale sono piuttosto positive. Probabilmente, quindi, questo romanzo non rende benissimo in traduzione.

    Come ho scritto, i 'giochi' linguistici dell'autrice sono stati, forse, difficili da rendere nella nostra lingua.

    Per quanto riguarda l'intreccio, credo che sia volutamente un po' confusionario... Bisogna farci l'abitudine, in un certo senso.

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